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LXXXVIII. Como in l’omo perfecto sono figurate le tre ierarchie con li noue chori de angeli
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Como in l’omo perfecto sono figurate le tre ierarchie con li noue chori de angeli.          .lxxxviij.


     L’Omo che può la sua lengua domare,
     grande me pare che hagia signorìa;
     ché raro parlamento può l’om fare
     che de peccar non hagia alcuna uia;4
     hagiome pensato de parlare,
     reprendomi, ché faccio gran follìa;
     cha senno en me non sento né affare
     a far deuere grande dicerìa,8
     ma lo uolere sforza el ragionare,
     preso ha lo freno & tiello en sua balìa.
Però me serìa meglio lo tacere,
     ma ueggio ch’io non lo posso ben fare;12
     però parlo & dico el mio parere
     et a correctione ne uoglio stare;
     pregoue tutti che ui sia en piacere
     de uolere lo mio dicto ascoltare,16
     et recurriamo a Dio en cui è l sapere
     che l’asina de Balaam fece parlare,
     ch’ello me dia alcuna cosa dire
     che sia sua laude & a noi possa giouare.20
Pareme che l’omo sia creato
     a la imagine di Dio & semiglianza,
     lo paradiso pareme ordinato
     de noue orden d’angeli en ordenanza;24
     en tre ierarchie è el loro stato

     de quella beatissima adunanza,
     or facciamo che l’uomo sia en stato
     che truoue en sé quella concordanza;28
     et pareme d’auerlo retrouato,
     se io non fallo nella mia cuitanza.
Tre ierarchie ha l’omo perfecto:
     la prima si è ben encomenzare,32
     lo secondo stato è più electo
     ch’en megliorar fa l’om perseuerare,
     optimo lo terzo sopra electo,
     homo che consuma en ben finare;36
     non se ne trouò ancor decepto
     chi con questi tre uolse albergare,
     molto me ne trouo en gran defecto
     ché io al primo ancor non uolse entrare.40
Aggiome ueduto & ben pensato
     che l’uom perfecto a l’arbor se figura,
     che, quanto più profondo è radicato,
     tanto è più forte ad omne rea fortura;44
     de uil corteccia ueggiolo amantato,
     conseruace l’umore & la natura,
     de rami, foglie & fructo è adornato
     lauora d’omne tempo senza mura;48
     da poi che l fructo hacce appicciato,
     conserualo, nutrica & poi el matura.
La fossa doue questo arbor se planta
     parme la profonda humilitate;52
     che se la radicina loco achianta,
     engrossace ad trar l’umiditate,
     et fa l’arbor crescere & enalta,
     non teme freddo né nulla siccitate;56
     standoce gli ucelli, loco canta,
     esbernace con grande suauitate,
     nascondece lo nido & sì l’amanta,
     che non se ueggia a sua contrarietate.60
Lo ceppo che la radice sì diuide,
     pareme la fede che è formata,
     et le radice dodece ce uide,
     gli articoli con essa congregata;64
     se ensemora non gli tien, la conquide
     deguasta l’arbor tutta conquassata,
     se ensemora l’abracci, sì te ride,
     allìtate nella buona contrata,68
     et càmpate dal loco ó s’allide
     quilli che la tengono uiliata

Lo stipite ch’en alto se depone,
     parerne l’altissima speranza,72
     diuide da la terra tua magione,
     condùcetela en ciel la uicinanza;
     se loco ce demori omne stagione,
     gaudio ce troui en abundanza,76
     cerchi la citade per regione,
     cantasi lo canto de alegranza,
     pàrete lo mondo una pregione,
     uidelo pieno de grande fallanza.80
Là ue gli rami hanno nascimento,
     pareme che sia la caritate;
     la prima ierarchia è l comenzamento,
     tre rami ce troui en unitate;84
     destenguese per bello ordenamento
     ciascuna en sua proprietate;
     grande troui en loro comenzamento
     pensando nella loro uarietate,88
     l’uno senza l’altro è suiamento
     et non uerrìa a compita ueritate.
Lo primo ramo d’esto encomenzare,
     lo qual al primo orden se figura,92
     angeli sì audimo nominare,
     sì come n’amaestra la Scriptura;
     angelo se uole enterpretare
     messo nobilissimo en natura,96
     messo che ne l’alma pòi trouare;
     paiome gli pensier senza fallura,
     lo spirito sancto halli ad inspirare,
     ché nullo gli pò hauer per sua factura.100
Poi che sé stato assai nello pensiere,
     che de lo star con Dio hai costumanza,
     lo dilecto méttete a uedere,
     gli ben ch’ài receuuti en abundanza,104
     et chi sè tu per cui uolse morire,
     che rotta gli ài la fede & la lianza,
     et che esso Signor uolse soffrire
     da me peccatore tanta offensanza;108
     de uergogna uogliomene uestire,
     non trouo loco ne la mia cuitanza.
De lo pensiere nasce un desìo,
     che el secondo ramo puoi appellare;112
     archangeli figura, como creio,
     che summi messi puoti enterpretare;
     de pianger non trouo unqua remeio,

     enfiase lo core a suspirare,116
     et ou’è l mio Signor ch’io non lo ueio?
     derrata so ch’el uolse comperare;
     respondemi, Signor, ch’altro non cheio;
     desidero morir per te amare.120
La lectione damme una ensegna
     cha, se uoglio trouar lo mio Signore,
     ad opera compita opo è ch’io uegna,
     se uol che uiua et cresca lo suo amore;124
     lo terzo ramo mostrame & assegna
     nome de uirtute per doctore;
     chi questo ramo prende, bene aregna,
     albergalo con l’alto emperadore,128
     et de uiuer prende una conuegna,
     che sempre ua crescendo per feruore.
La seconda ierarchìa, co a me pare,
     che en tre distinctione è ordinata,132
     che nella prima non puoi dimorare;
     se con questa non fai tua giornata,
     con l’impedimenti opo t’è pugnare;
     se uol che uada en pace la contrata,136
     li cinque sensi opo t’è domare
     che la morte al core hanno ministrata;
     dominatione si può appellare
     questa signorìa cusì beata.140
Lo secondo ramo è principato,
     en elle creature ordinamento,
     che ciò che uede & ode & ha pensato,
     ciascuna rieca suo consolamento,144
     laudando lo Signor che l’à creato
     per sua pietate & piacemento;
     ciascuna conserua lo suo stato,
     reprèndete ch’ài facto fallimento,148
     consèruate lo core en uno stato
     che sempre de Dio troui pascimento.
Le uitia, che stanno a la nascosta,
     ciascuno se briga de aiutare,152
     de non lassar l’albergo fanno rosta,
     ciascuno se briga de esforzare;
     l’orden de le potestà se cci acosta,
     tutte le uirtute fa congregare;156
     la battaglia dura sì s’è mosta
     l’una contro l’altra a preliare;
     le uitia sì fugono la iosta,
     lassan lo campo & brigan de mucciare.160

L’umilitate la superbia uide,
     d’un alto monte sì l’à tralipata;
     la enuidia, uedendo, sì se allide,
     la caritate l’arde & ha brusata;164
     et l’ira, ciò sentendo, sì se occide,
     la mansuetude sì l’à strangulata;
     l’accidia, che unqua mai non ride,
     iustitia l’à troppo ben frustata;168
     auaritia, ch’à morti li suoi rede,
     la pietate sì l’à scorticata.
Luxuria sì sta molto adornata,
     pensa per sua belleza de campare;172
     ma la castitate l’à accorata,
     molto dura morte gli fa fare;
     et en un pilo sì l’à sotterrata,
     et loco a gli uermi fala deuorare;176
     la gola sì n’è molto empaurata,
     discretione uolese amantare;
     ma la temperanza l’à pigliata,
     tienla en pregione & fàlase enfrenare.180
Poi che le uirtute hanno uenciuto,
     ordenano d’auer la signorìa;
     lo terzo stato claman per aiuto,
     ché, senza lui, prendon mala uia;184
     cercano la Scriptura, han enuenuto
     ó lo Signor de riposar desìa,
     concordia sì hanno conceputo
     ch’en throno de lo mperio segga dia;1188
     el per electione l’ànno elegiuto
     che rega & tenga tutta la bailìa.
Le uirtute fanno petitione
     a la signorìa que deggian fare,192
     ché ciascuna uol la sua ragione,
     et estatuto uogliono ordenare;
     de la concordia trouan la magione,
     là u’ella co lloro deggia reposare,196
     et discordia mettono en pregione,
     che omne ben faceua deguastare;
     et omne tempo uogliono ragione
     et nullo feriato uoglion fare.200
Concordia non può bene regnare,
     se de sapere non ha condimento;
     lo secondo ramo fonno clamare
     che de sapere ha l’amaestramento;204
     cherubini uogliono abracciare,

     contemplando el Signor per uedemento,
     et en sua scola uoglion demorare,
     che da lui receuan lo conuento;208
     lo ntellecto uolsece apicciare,
     ché de legere ha forte entendemento.
Ché, quanto più el sapere ua crescendo,
     tanto più troua en Dio la smesuranza;212
     lo ntendemento uasse deuencendo,
     anegalo en profondo per usanza
     l’ordene seraphyco, apparendo
     nello nfocato uiuer per amanza;216
     questo defecto uàsecce ademplendo,
     abraccian lo Signor per desianza,
     et cusì sempremai lo ua tenendo,
     en ciò la caritate ha consumanza.220
Or preghiamo lo Signore potente
     che per sua bontate & cortesìa
     esso dirizi sì la nostra mente,
     che sempre tengam la diritta uia,224
     sì ch’en futuro non siam perdente
     d’auer en cielo la sua compagnìa;
     molto se porrà tener dolente
     chi nello nferno fact’ha albergarìa,228
     che sempre uiuerà en fuoco ardente;
     campene noi la uergene Maria. Amen.

  1. [p. 196 modifica]ch’en throno de lo mperio segga dia: altroue era che l trono de l’imperio se gli dia.


Note

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