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XXV. De la contemplatione de la morte & incineratione contra la superbia
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De la contemplatione de la morte & incineratione contra la superbia.          .xxv.


     QVando t’alegri, homo de altura,
     ua, pone mente a la sepultura.
Et loco poni lo tuo contemplare,
     & pensa bene che tu dé tornare4
     en quella forma, che tu uedi stare
     l’omo che iace ne la fossa scura.
Or me responde tu, homo sepelito,
     che cusì ratto de sto mondo e’ scito!8
     ó so i bei panni de que eri uestito,
     ch’ornato te ueggio de molta bruttura?
O frate mio, non me rampognare,
     che lo facto mio a te può iouare;12
     poi che i parente me fiero spogliare,
     de uil cilicio me dier copretura.
Or ou’è l capo cusì pectenato?
     con cui t’aragnasti che l t’à sì pelato?16
     fo acqua bullita che t’à sì caluato?
     non te c’è oporto più spicciatura.
Questo mio capo ch’aui sì biondo,
     cadut’è la carne & la danza d’entorno;20
     nol me pensaua quand’era nel monno
     cha entanno a rota facea portatura.
Or oue son gli occhi cusì depurati?
     fuor del lor loco sono gettati;24

     credo che i uermi glie son manecati;
     del tuo regoglio non hàuer paura.
Perduto m’ò gli occhi con que gia peccanno,
     guardando a la gente, con essi accennanno;28
     oimé dolente, or so nel malanno,
     ché l corpo è uorato & l’alma en ardura.
Or ou’è l naso ch’aueui per odorare?
     quegna enfermetate el n’à facto cascare?32
     non t’èi potuto da i uermi aiutare,
     molto è abassata sta tua grossura.
Questo mio naso ch’auea per odore,
     caduto se n’è con molto fetore;36
     nol me pensaua quand’era en amore
     del mondo falso pieno de uanura.
Or ou’è la lengua tanto tagliente?
     apre la bocca: non hai niente;40
     fone troncata o forsa fo el dente
     che te n’à facta cotal rodetura?
Perdut’ò la lengua con la qual parlaua,
     & molta discordia con essa ordenaua;44
     nol me pensaua quand’io mangiaua
     lo cibo & lo poto ultra misura.
Or chiude le labra per li denti coprire;
     par, chi te uede, che l uogli schirnire;48
     paura me mette pur del uedire,
     caggionte i denti senza tractura.
Co chiudo le labra che unqua non l’agio?
     poco pensaua de questo passagio;52
     oimé dolente, & come faragio
     quand’io & l’alma starimo en ardura?
Or ó son glie braccia con tanta forteza
     menacciando la gente, mostrando prodeza?56
     ràspate l capo, se t’è ageueleza!
     scrulla la danza & fa portadura!
La mia portadura giace nesta fossa;
     cadut’è la carne, remaste so gli ossa;60
     & omne gloria da me s’è remossa
     & d’omne miseria en me è empietura.
Or lèuate en piedi, ché molto èi iaciuto;
     acónciate l’arme & tolli lo scuto;64
     en tanta uiltate me par ch’èi uenuto,
     non comportar più questa afrantura.
Or co so adagiato de leuarme em piede?
     forsa chi l t’ode dir, mo lo se crede;68

     molto è pazo chi non prouede
     en la sua uita la sua finitura.
Or chiama li parenti che te uenga aiutare
     & guarden dai uermi che te sto a deuorare;72
     ma fuor più uiuacce a uenirte a spogliare,
     partierse el poder & la sua mantatura.
No i posso chiamare, ché so enchamato;
     ma falli uenire a ueder mio mercato!76
     che me ueggia giacer colui ch’è adagiato
     a comparar terra & far gran chiusura.
Or me contempla, o homo mondano,
     mentre èi nel mondo, non esser pur uano;80
     pènsate, folle, che a mano a mano
     tu serai messo en grande strectura.

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