Questo testo è incompleto.
Er zegréto Er grosso a Bbervedé
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836

LE DONNE A MMESSA

     “Sposa,1 è bbona la messa?„ “È bbona, è bbona.„
“Bbe’, mmettémose2 cqua, ssora Terresa....„
“No, Ttota3 io vado via, che ggià ll’ho intesa.„
“Bbe’ llassateme4 dunque la corona.„

     “Sposa, fàteme sito.„ “Io me sò5 ppresa
Sto cantoncello pe’ la mi perzona.„
“Dico fateve in là, ssora minchiona:
Che! ssete6 la padrona de la cchiesa?.„

     “E in che ddanno7 ste spinte?„ “Io vojjo er loco
Pe’ ssentì mmessa.„ “Annàtevelo a ttrova.„8
“Presto, o mmommó vve fo vvedé un ber9 gioco.„

     “Oh gguardate che bbell’impertinenza!
Se10 sta in casa de Ddio e manco ggiova.
Tutti vonno campà dde propotenza.„

30 marzo 1836

  1. Il nome generico che si dà a qualunque donna incognita è quello di sposa. Questo vocabolo pronunciasi colla o stretta.
  2. Mettiamoci.
  3. Antonia.
  4. Lasciatemi.
  5. Mi sono.
  6. Siete.
  7. Che voglion dire.
  8. Andatevelo a trovare.
  9. Un bel.
  10. Si.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.