Questo testo è incompleto. |
◄ | Ggnente senza un perché | Er Curato | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
LE DU' MOSCHE.
Tu sta’ attenta a le mosche, Nastasìa,1
Mentr’una nun ze2 move e una cammina,
Che ammalappena questa j’è vviscina,
Je zompa su la groppa e ttira via.
Accusì3 è la cumprisione4 mia:
Ch’io vedenno5 una femmina, per dina!,
Si nun je do una bbona incarcatina6
Me parerebbe d’èsse in angonia.7
Lo sa l’Urion8 de Monti s’io sce tiro,9
E lo pò ddì cco ttutta la raggione
Ch’io sò la mosca che vva ssempre in giro.
E istesso10 lo sa ttutta la Caserma
De Scimarra,11 che ttu ddrent’a l’Urione12
Sei l’antra13 mosca che sta ssempre ferma.
27 ottobre 1833
- ↑ Anastasia.
- ↑ Non si.
- ↑ Così.
- ↑ Complessione, per «natura» o anche «costume».
- ↑ Vedendo.
- ↑ Incalcatina, compressione.
- ↑ D’essere in agonia.
- ↑ Rione.
- ↑ Ci tiro, ci anelo.
- ↑ Medesimamente.
- ↑ Il Palazzo de’ Conti Cimarra, presso l’Esquilino. ridotto in oggi a Caserma di soldati.
- ↑ Rione.
- ↑ L’altra.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.