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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
LE GGIUBBILAZZIONE
Cosa só li prelati eh, cavarcante?
Cosa sò li padroni eh? ll’hai sentito
Che ttestament’ha ffatto cuer gargante,1
Cuer zomaraccio carzat’e vvestito?
Paga in vita ar marito de Violante,
E a mmé cche ssò ppiù anziano der marito,
E jj’ho ffatto da bboja e dd’ajjutante,2
Nun me lassa nemmanco er bonzervito!3
A Rromaccia bbisoggna èsse cornuto,
Bbisoggna avé ppe’ mmojje le miggnotte,
Pe’ vvédese provisto e bbenvorzuto.4
Bbasta, lui ’ntanto s’è ito a ffà fotte,5
E io sò vvivo. Cor divin agliuto,6
Cuarche ccosa farò: ffeliscia notte.7
Roma, 31 dicembre 1832
- ↑ Traditore, ribaldo.
- ↑ L’ho servito in ogni ufficio.
- ↑ Il benservito è un attestato de’ buoni servizi di un servo, o una gratificazione concessa pe’ medesimi risguardi.
- ↑ Benvoluto.
- ↑ È morto.
- ↑ Aiuto.
- ↑ Felice notte: alla buon’ora.
Note
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