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Campagnuoli sapienti Tra veglia e sonno
Questo testo fa parte della raccolta III. Dai 'Canti per il popolo'

V

LE MIE SIMPATIE

Voi mi accusate che i miei concenti
nuotano in nembo di troppi fior;
si, mi son cari q iesti innocenti,
queste opre belle del Creator.
5In lor si vela tanto mistero
d’amor, di pena, di voluttá,
che ogni movenza del mio pensiero
armoniosa con lor si fa.
Se miro un volto di giovinetta
10dimesso e mesto, puro e gentil,
mi trema in mente la violetta,
che orna le siepi del novo aprii.
Quando alle spine del nostro esiglio,
caro fanciullo, tu avvezzi il piè,
15svolto dall’urna d’un bianco giglio,
sospira il canto d’intorno a me.
A una sembianza d’allegra sposa,
che in mezzo ai balli gemmata appar,
dall’ondeggiante sen d’una rosa
20profumi e carmi sento esalar.

Ricchezza occulta del trovatore
è un fior rapito da un nero crin,
e quante volte si cela un fiore
nell’amuleto del pellegrini
25II fior, ricordo d’una fanciulla,
vive tra Tarmi, vola sul mar.
Rose e ligustri copron la culla,
rose e ligustri l’urna e l’altar.
Un giorno fugge, l’altro s’avanza,
30fiorisce il duolo come il gioir;
ha un fior la vita per la speranza,
ha un fior la morte per l’avvenir.
Spargono l’aria, l’ombra e la luce
perle e colori sul tenue vel;
35curvo alla terra, che li produce,
notturni amori mormora il ciel.
In lor si vela tanto mistero
d’amor, di pena, di voluttá,
che ogni movenza del mio pensiero
40armoniosa con lor si fa.

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