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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
LE NOZZE DE LI SGUALLERATI1
Appena er Zor Uticchio e Zzinfarosa,
Che ppareveno un par de peracotte,
Furno sposati, io fesce co’ la sposa:2
«Sora Commare, annateve a ffà fotte».3
Tre ggiorni appresso poi, doppo la notte
De cuella gran faccenna sbrodolosa,4
Vorzi5 sapé si ccome annò lla cosa,
E si er boccio6 poté rregge a le bbotte.
E jje disse accusì: «Ssora Commare,
In cuella tar nottata sce fu bbujja?7
Annassivo d’accordo cór Compare?
Ar Zor Uticchio je s’arzò la gujja?».
Lei m’arispose allora: «e cche vve pare?
No, ppover’omo: ciafrujja, ciafrujja».8
Roma, 27 novembre 1832
- ↑ Allentati, erniosi: dicesi de’ vecchi.
- ↑ Io dissi alla sposa.
- ↑ Equivoco tra una grossolana ingiuria ordinariamente usata, e la qualità dell’attuale situazione della donna.
- ↑ Brodosa.
- ↑ Volli.
- ↑ Vecchio.
- ↑ Buglia: tumulto.
- ↑ Ciafrugliare: cioè «acciabattare, procacciare alla meglio».
Note
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