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Er parchetto commido Le lettanie de Nannarella
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

LE PURCE IN NE L'ORECCHIE1

     Uhm, pe’ mmé, sposa2 mia, ho ggran pavura
C’a llui3 je sii successa quarche ccosa.
L’affare nun è llisscio, sora Rosa:
È ttroppo tardi e la nottata è scura.

     A mmé pperò nnun m’abbadate,4 sposa:
Fate conto che pparli una cratura.5
Dico accusì pperch’io l’ho ppe’ ssicura:
De resto poi nun ziate6 tanta ombrosa.

     Io me posso sbajjà vveh, sposa mia:
Mica ggià ssò pprofeta. Ma sta vorta,
Me sta in testa che ffo una profezzia.

     Cos’è cche ddiventate smorta smorta?
Ve sete messa in apprenzione? Eh vvia!
Chi ssa cche llui nun stii ggià ssu la porta.

4 febbraio 1835

  1. Metter le pulci nelle orecchie, vale: “suscitare in altri apprensioni, o paure, o sospetti, ecc..„
  2. Colla o stretta.
  3. Vostro marito.
  4. Non mi badate.
  5. Creatura.
  6. Non siate.

Note

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