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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
LE RAGGIONE DER CARDINALE MIO
Calacce er piatto a nnoi?!1 parli pe’ ggioco:
Me dichi bbuggiarate co’ la pala.
Calacce er piatto a nnoi?! Si cce se cala,
Manco mettemo ppiù la pila ar foco.
Pe’ ssei cavalli e ttre ccarrozze in gala,
Già er quattromila-e-ccinquescento2 è ppoco:
Poi metti un po’ ssei servitori in zala,
Un caudatario, un coco e un zottococo:
Sguattero, cappellano, cammeriere,
Mastro de scirimonie, cavarcante,
Cucchiere, credenziere e ddispenziere:
Metti er vestiario, e un pranzarello annante
De tre pportate come vò er mestiere;
Che cce resta pe’ ddà a la governante?
Roma, 29 novembre 1832
- ↑ Allude alla voce corsa in novembre 1832, che fra le riforme economiche dello Stato, dovesse entrare una diminuzione di stipendio. Vedi su ciò il sonetto antecedente.
- ↑ Attuale piatto de’ Cardinali. Sino a tutto il pontificato di Pio VIII era di scudi 4000 annui. Gregorio XVI lo accrebbe di scudi 500, per patto, come si vuole, stretto fra i Cardinali in conclave, qual condizione simoniaca della novella elezione.
Note
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