< Lettere (Isabella Teotochi Albrizzi)
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I III


A Giuseppe Urbano Pagani Cesa[1]


Preg.mo Amico

Venezia, 6 Giugno 1795.

Intenderò dal Sor Iseppo che verrà domani dalla campagna, quale sia il momento in cui si debba maneggiarsi, per la buona riuscita del suo affare, e lo farò con tutto l’animo, e con tutto quell’ingegno ch’è proprio dell’amicizia che le professo. Abbiamo altre volte parlato della singolare condotta del Senato, di farsi servire, senza ricompensare quelli che lo servono; ciò è appena permesso alle belle, ne un Senato deve arrogarsi i loro diritti. Lasciando lo scherzo, la cosa è bizzarrissima, per non darle altro nome[2]. In fine ella sia… [3] ch’io farò tutto quello che per me si potrà, impiegando i miei amici tutti a suo favore in causa sì giusta. Mi continui la sua preziosa amicizia, e sia certa dal canto mio, del sentimento con cui me le protesto

Sua aff.ma amica
Isabella Teotochi Marin.

P. S. Oh la bella Psiche in marmo che abbiamo, oh quanti sonetti che la celebrano: sono essi arrivati fino a Belluno?[4]

Note

  1. Inedita al civico Museo e biblioteca di Bassano.
  2. Carrer in Tipaldo (vol. II, pag. 35) asserisce che il Pagani-Cesa fu durante la Repubblica ispettore ai boschi: "carica che si aveva allora per molto importante, e che valeva il titolo di Conte". Osserviamo che questa carica non ha mai esistito, e che il Pagani-Cesa non fu mai conte. -- Non si saprebbe indovinare quale fosse il servigio gratuito, di cui è cenno in questa lettera, prestato al Senato dal Pagani-Cesa.
  3. Nell’autografo manca una parola che però si sostituisce facilmente.
  4. È la ripetizione della Psiche scolpita da Canova pel cav. Girolamo Zulian, ambasciatore della Repubblica presso la Corte Pontificia, che a Roma lo aveva protetto, fornito di studio, e si era adoperato assieme al Falier ed al Tron per ottenergli la pensione di 300 ducati, concessagli dal Senato nel 1781. Il Zulian volle perpetuare la memoria del dono prezioso con una medaglia rappresentante da una parte la testa di Canova coi capelli disciolti e le parole Antonius: Canova Sculptor; e dall’altra la statua di Psiche colla leggenda: Hieronimus Julians Eques Amico; e nell’esergo: MDCCXCV. Ma la morte lo sorprese prima che la medaglia fosse coniata dal Selva. Il conio si conserva tuttavia fra i cimelii della Raccolta Correr di Venezia. Alla morte del Zulian la Psiche passò in eredità alla famiglia Priuli da S. Trovaso, estinta nel 1801 con Mons. Antonio Marino. Fu allora comperata dal Co. Giuseppe Mangilli, che per forza dovette cederla nel 1807 a Napoleone, il quale ne fece dono al Re di Baviera. Oggi si conserva nella Galleria di Monaco.
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