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Ad Antonio Canova[1]
Venezia, 28 Aprile 1812.
Per uno dei soliti disordini delle poste, mi giunse solo pochi giorni fa la sua degli 11 Marzo. Se tutte le sue lettere mi riescono sempre dolcissime, si figuri qual lieto accoglimento feci a questa, che mi recò la preziosa notizia della vicina partenza d’Elena, non mai certamente aspettata dal suo Trojano amatore con maggior desiderio di quello abbia io aspettata questa, che ai pregi del prezioso lavoro accoppia un senso morale così dolce al mio cuore, di cui taccio per timore appunto di parlarne poco e male. Non è dato che all’ unico Canova di esprimere, benchè nel difficile marmo, i più delicati e squisiti sensi morali. Il K. Pindemonte, il quale distintissimamente la riverisce, Morelli, Cicognara, Aglietti, e quanti hanno senso del bello, aspettano questo suo prezioso lavoro con incredibile impazienza, ed io non voglio nasconderle la dolcezza infinita che provo di essere la fortunata posseditrice.
Il Sig. Werner non si è ancora lasciato vedere, ma ella sia certa che sarà accolto come persona da lei raccomandata, ch’è quanto dire con tutta la possibile cordialità. Questa lettera le sarà rimessa dal valente Sig. Giordani, col quale abbiamo parlato, quasi scambievolmente interrompendoci, del nostro prezioso Canova, tanto i cuori erano pieni e traboccanti. Se il Fratello l’è vicino, mi ricordi a lui, ne la prego, e mi creda con tutti i sentimenti che incatenano dolcemente la vita
La sua ammiratrice ed amica
Isabella Teotochi Albrizzi.
Note
- ↑ Inedita al Museo e Biblioteca di Bassano.