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Ad Antonio Canova[1]
Caro Amico.
Venezia, 18 Giugno 1814.
Ella mi ha fatto un vero dono nella conoscenza del garbatissimo Sig. Cavaliere Coghill, offerendomi anche l’occasione sempre cara e desideratissima di parlar di lei con chi ben la conosce e l’apprezza, quindi a quel grado eminente ch’ella merita. Questa perfetta analogia di sentimenti a di lei riguardo, ci rese tosto amici. Non è meraviglia che il Sig. Coghill parli di Canova con entusiasmo, ma non è comune il sentirne a parlare con tanta intelligenza e buon gusto. Solo mi duole che l’ebbimo quì per pochi giorni, essendo questa mattina stessa partito per Milano. Gli ho fatto conoscere il Cav. Pindemonte, che mi commette di riverirla distintamente, e gli altri amici miei; e carissima gli riuscì la conoscenza in marmo della bella Elena, ch’egli aveva già in Roma ammirata nel gesso e volle renderle visita tutte le volte che fu da me.
Mi parlò delle Grazie con vero trasporto, ne mi sorprende che quelle amabili Dee, docili sempre alla voce del mio Canova, in fatto proprio gli abbiano profuso i loro favori, inspirandogli quella perfezione maggiore di cui può essere capace la divina arte sua.
Addio il mio carissimo Canova, si conservi, stia bene e mi creda la più fervida sua
Ammiratrice ed Amica
Isabella Teotochi Albrizzi[2]
Mi ricordi al gentilissimo suo Fratello.