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A Filippo Scolari[1]
Padova, 12 Settembre 1814.
Credete voi alla predestinazione? Voi no, che siete quel bravo uomo che ognuno sa, sia pur con vostra pace. In quanto a me, donnicciuola, quand’anche non ci avessi creduto prima, ci crederei ora che veggo essere stato predestinato che io non avessi a rispondere prima alla vostra lettera, nè prima vi ringraziai del vostro bel sonetto, che mi ha fatto molto piacere. Sarebbe lunga ed inutile narrazione degl’impedimenti che si frapposero e le tempeste che m’obbligarono a correre quà e là, ed è forse ugualmente inutile che sappiate che sabbato scorso erano anche attaccati i cavalli che dovevano condurmi a Fusina, chiamata essendo a Venezia da un affare nojoso, a cui servia di compenso il piacere di rivedervi. Ma torniamo al vostro sonetto, a cui si ritorna pur volentieri. Esso piacque moltissimo, e sopratutto la prima terzina, perchè nobilissima, chiara, poeticamente pensata e scritta: e ciò sia detto senza offesa del resto, che pure è molto bello. Su via adunque, mandatelo al Papa, otterrete un bel cappellino rosso, e datemi la vostra benedizione. Accogliete intanto i saluti del mio Giuseppino, e credetemi con grato animo.
La vostra aff.ma
Isabella.
Note
- ↑ È inedita, e la dobbiamo alla gentilezza del Signor Urbani De Ghellof che la possiede.