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Lettera a Francesco Guicciardini
Lettera XIII a Francesco Guicciardini Lettera XV a Francesco Guicciardini


XXXVIII.


AL MEDESIMO.


Magnifico Sig. Presidente.


Io non vi ho scritto più giorni sono della muraglia: ora ve ne dirò quanto occorre. Quì si vede come il papa è tornato in su la oppinione de’ monti, mosso dalla oppinione di Giuliano del Bene, il quale nella sua lettera dice che nello abbracciare tutti quelli poggi è più fortezza e meno spesa. Quanto alla fortezza, niuna città assai grande è mai forte, perchè la grandezza sbigottisce chi la guarda, e puovvi nascere molti disordini, che nelle comode non fa così. Della minore spesa, questa è una chiacchera, perchè egli fa molti presupposti che non sono veri. Prima egli dice che tutti quelli monti si possano sgrottare da quella parte che è dalla casa del Bonciano a quella di Matteo Bartoli, che sono, secondo lui mille braccia, ma le sono milleseicento, dove solo bisogna murare tutte le altre. Dice si possono ridurre le grotte ad uso di mura, e sopra esse fare un riparo alto quattro e grosso otto braccia. Questo non è vero, perchè vi sono infiniti luoghi che, per avere il piano, non si possono sgrottare; l’altro, tutto quello che si sgrottasse, non starebbe per sè medesimo e franerebbe, di modo che bisognerebbe sostenerlo con un muro; dipoi li ripari intorno costerebbero un mondo, e sarebbero a questa città vituperosi, e in brevissimi anni si avrebbero a rifare; sicchè la spesa sarebbe grande e continua, e poco onorevole. Dice che il Comune si varrebbe di ottantamila ducati di miglioramenti di possessione, il che è una favola, nè egli sa quello che si dice, nè donde questi miglioramenti si avessero a trarre; tanto che a ciascuno pare di non ci pensare. Nondimeno si farà fare il modello che il Papa ha chiesto, e se li manderà. Insino a che non si dà assegnamento particolare a questa impresa, è necessario spendere de’ danari che ci sono, e però nella legge fatta si dispone che il depositario de’ Signori paghi de’ danari si trova in mano del Comune per qualunque conto, tutti quelli che da i Signori insieme con gli Ufiziali gli saranno stanziati. Nondimeno Francesco del Nero farà difficoltà in pagargli, se da nostro Signore non gli è fatto scrivere che gli paghi. L’ufizio ne ha scritto all’Ambasciatore: vi priego ajutiate la cosa, che il Papa gliene scriva.

A dì 2. di Giugno 1526.

Niccolò Machiavelli.


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