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Lettera a Francesco Guicciardini
Lettera XIV a Francesco Guicciardini Lettera XVI a Francesco Guicciardini


XXXIX


AL MEDESIMO.


IO non ho avuto comodità di parlare prima che sabato passato a L. S., ma essendo con lui, e ragionando seco di più cose, mi entrò sul suo figliolo, tanto che io hebbi occasione di dolermi seco dello havere egli tenuto poco conto della pratica che già gli havevo mossa, e che io ero certo, come già gli fuggì un parentado ricco, che hora glie ne fuggirebbe uno honorevolissimo e non povero, nè sapevo, se desiderava dargli una fiorentina, dove si potesse altrove capitare. Egli liberamente mi confessò che io dicevo il vero, e che voi lo havevi fatto tentare, e che a lui non potrebbe più piacere, e che gli piaceva tanto, che sebbene la cosa non si faccesse ora, che havendone voi quattro, credeva potere essere a tempo ad una. La ragione del differire era, che la donna stava meglio che la non soleva, che il garzone haveva preso migliori indirizzi, usando con huomini litterati et studiando assiduamente; le quali dua cose per man-carne altra volta, lo faceva pensare ad acconpagnarlo. La terza era una sua figiola, quale desiderava maritare prima; ma che la cosa nondimeno gli piaceva tanto, che haveva già più volte ragionato con il garzone di voi, et presa la occasione dallo essere stato in Romagna duoi giorni con Jacopo vostro, quando tornò dall’Oreto, et che gli mostrava la grandezza di quel grado, et con quanta dignità voi l’havevi tenuto, et il nome che voi havevi, et che haveva posto in cielo le qualità vostre; et che questo haveva fatto per facilitare la cosa, quando se ne havesse a ragionare, perché dubitava che non havesse il capo a gran dote; et parlò, circa a queste cose, in modo che io non harei desiderato più. Io non mancai dimostrarli che quelli rispetti erano vani, perché la fanciulla era di età che la si poteva tenere così quattro o cinque anni, et che questo gli aiuterebbe maritare la figliola, perché chi vuole dote strasordinarie le ha a dare, e lo conbattei un pezzo, tantochè se egli non fosse uno huomo un poco legato, io ci avrei drento una grande speranza.

A dì 2. di Giugno 1526.

Niccolò Machiavelli..
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