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A Bellosguardo
San Matteo, 6 aprile 1630
Amatissimo Signor Padre.
Speravo di potere in voce satisfare al debito che tengo con V. S. di darle le buone feste, e perciò ho differito fino a questo giorno, nel quale vedendo riuscir vane le mie speranze, vengo con questa a salutarla caramente, e rallegrarmi che siano passate felicemente le Sante feste di Pasqua, giovandomi di credere ch’Ella stia bene non solo corporalmente, ma anco spiritualmente, e ne ringrazio Dio benedetto. Solo mi da qualche disturbo il sentire che V. S. stia con tanta assiduità intorno ai suoi studii, perché temo che ciò non sia con pregiudizio della sua sanità. E non vorrei che, cercando d’immortalar la sua fama, accorciassi la sua vita; vita tanto riverita e tenuta tanto cara da noi suoi figli, e da me in particolare. Perché, sì come negli anni precedo gli altri, così anco ardisco di dire che li precedo e supero nell’amore inverso di V. S. Pregola pertanto che non s’affatichi di soverchio, acciò non causi danno a sé e afflizione e tormento a noi. Non dirò altro per non tediarla, se non che di cuore la saluto insieme con Suor Arcangela e con tutte le amiche, e prego il Signore che la conservi in sua grazia.
figliuola Affezionatissima
S. Maria Celeste.