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Lettera 67
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A Bellosguardo

San Matteo, 25 aprile 1631

Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.

Perché dalla Piera intesi l’altro giorno che V. S. si ritrovava grandemente svogliata e senza appetito di mangiare, sono andata investigando quello che io avessi potuto mandarle che fossi buono per fargli recuperare il gusto; e perché per questo effetto ho sentito commendar dai medici la Oxilacchara, ho fatta questa poca che gli mando acciò ne faccia l’esperienza, essendo cosa che non dovrà nocerli: gl’ingredienti non sono altro, zucchero, vino di melagrani forti, e un poco di aceto. È ben vero che la cottura mi è riuscita un poco più stretta del dovere, ma V. S. potrà pigliarne due o tre cucchiaiate per mattina, e per mitigare la frigidità sua, aggiungervi un poca d’acqua di cannella, della quale, se non ne ha più, gliene manderò, purché mi rimandi il fiaschetto ove altra volta glien’ ho mandata. I morselletti sono di tutto il cedro che mi mandò, e credo che sian boni; e se altro sapessi indovinare che gli potesse gustare, non lascerei di fare ogni diligenza per provederlo, non solamente per dar gusto a Lei, ma anco a me stessa; giacché impiegandomi in suo servizio godo estremamente. La prego, se gli occorre qualcosa, a non privarmi di questo contento e anco a significarmi come stia di presente: con che, pregandole da Nostro Signore ogni bene, me le raccomando con tutto l’affetto insieme con l’amiche.

figliuola Affezionatissima

S. M. Celeste.

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