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A Roma
San Matteo, 23 aprile 1633
Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.
Se bene V. S. nell’ultima sua lettera non mi scrive particolarità nessuna circa il suo negozio, forse per non mi far partecipe de’ suoi travagli, io, per altra strada, ho penetrato qualcosa, sì come potrà comprendere V. S. da una mia scrittali mercoledì passato. E veramente che questi giorni addietro sono stata con l’animo molto travagliato e perplesso fino che, comparendomi la sua, resto accertata della sua salute, e con questo respiro.
E non lascerò d’eseguire quanto in quella m’ordina, ringraziandola intanto dell’abilità de’ danari che fa a Suor Arcangela, per sua parte e mia ancora, già che miei sono tutti i suoi pensieri. Qua in Monastero siamo tutte sane, la Dio grazia, ma sentiamo bene gran romori di mali cattivi che sono in Firenze e anco fuora della città in qualche luogo. E per questo di grazia, ancorché V. S. fossi spedita presto, non si metta in viaggio per il ritorno con tanto manifesto pericolo della vita, tanto più che la infinita gentilezza di codesti signori suoi ospiti gli dà sicurtà di trattenersi quanto gli farà di bisogno. Suor Luisa, insieme con gli altri nominati, gli tornano duplicati saluti, e io dal Signore Iddio gli prego abbondanza di grazie. Desidero che faccia riverenza in mio nome all’Eccellentissima mia Signora.
figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.