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A Roma
San Matteo, ultimo di aprile 1633
Amatissimo Signor Padre.
Ho vista l’ultima lettera che V. S. scrive al signor Geri, il quale veramente è tutto cortese e molto sollecito in darne nuove di Lei; e, se bene quando Ella scrisse si ritrovava indisposta, spero che adesso Ella stia bene, onde sto quieta, rallegrandomi di sentire che il suo negozio si vadia incamminando a buon fine e a presta spedizione. Tengo questa settimana lettere dall’Eccellentissima Signora Ambasciatrice, la quale con la solita sua cortesia si è compiaciuta ragguagliarmi dello stato nel quale V. S. si ritrova, poiché, com’Ella mi dice, non crede ch’io tenga lettere da V. S. da poi che uscì di casa sua, ed Ella desidera ch’io stia con l’animo quieto; e questo mi è un indizio manifesto dell’amore che questi signori portano a V. S., il quale è tanto ch’è bastante a parteciparsi largamente ancora a me, siccome la medesima Signora me ne dà certissima caparra nella sua amorevolissima lettera. Io li ho risposto indirizzando la lettera a Lei, assolutamente parendomi che così convenga.
Del contagio ci son buone nuove, e si spera, per quanto dicono, che in breve sia per cessare del tutto, sì che allora, se piacerà a Dio, non avrà questo impedimento per il suo ritorno. Sono occupata intorno al muratore che ci accomoda, o, per dir meglio, fa un fornello da stillare, e per questo scrivo brevemente. Stiamo tutte bene, eccetto Suor Luisa, la quale da tre giorni in qua travaglia con il suo stomaco, ma non tanto malamente quanto l’altre volte. Giuseppe sta ragionevolmente, e la Piera bene. Il Signor Rondinelli la saluta e ne farà grazia di pagare i denari per il fitto al signor Lorenzo Bini. Il padre Confessore ancora se li raccomanda, ed il simile fanno tutte queste monache ed in particolare Suor Arcangiola. Nostro Signore la conservi.
figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.