Questo testo è incompleto.
La corda ar Corzo Er tiratira
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

LI BBURATTINI

     Checca, sei stata mai ar teatrino
De bburattini in der palazzo Fiano?
Si vvedi, Checca mia, tiengheno inzino
Er naso com’e nnoi, l’occhi e le mano.

     C’è ll’Arlecchin-batocchio, er Rugantino,
Er Tartajja, er Dottore, er Ciarlatano:
Ma cquer boccetto poi de Casandrino,
Nun c’è un cazzo da dì, ppare un cristiano!1

     Jeri per la ppiù ccorta io sce sò annata
Incirca ar tocco de la Vemmaria
C’allora s’ariopre l’infornata.2

     E ppoi cór pesator de pescheria
Co Pipp’e Peppe Menica e Nnunziata
Ce n’annassimo a ccena all’osteria.


Roma, 22 novembre 1831 - Der medemo

  1. Un uomo.
  2. Quel teatrino ripete ogni sera di ora in ora lo stesso spettacolo per tre o quattro volte, rinnovando sempre gli spettatori. Quei rinnovamenti di popolo diconsi camerate o infornate, perchè per l’angustia del luogo si soffre il caldo di un forno.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.