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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
LI FICHI DORCI
Che mmanna1 eh Nino? Iddio te bbenedichi:
Pròsite,2 porco mio: bbon prò tte facci.3
Tièlli4 pe’ tté: nun zerve che li spacci:
Nun è rrobba da scèdese5 all’amichi.
Senza sturbamme6 co’ li tu ficacci,
Trovo a ppiazza-Navona tanti fichi
Da fanne7 scorpacciate, com’e pprichi8
Ch’empieno9 le valisce10 a li procacci.
Lo stommico,11 a ppenzacce,12 me se guasta.
Grazzie: obbrigato: se li maggni lei:
Sò13 ffichi de l’Ortaccio,14 e ttant’abbasta.
Monghi, ciscìni, cardilatti e mmei15
Me parerìano16 a mmé tutt’una pasta
Co sti fichi ingrassati da l’ebbrei.
Roma, 5 febbraio 1833
- ↑ La manna ebraica.
- ↑ Prosit.
- ↑ Faccia.
- ↑ Tienli.
- ↑ Cedersi.
- ↑ Sturbarmi.
- ↑ Farne.
- ↑ Plichi.
- ↑ Empiono.
- ↑ Valigie.
- ↑ Stomaco.
- ↑ Pensarci.
- ↑ Sono.
- ↑ Il cemetero degli ebrei.
- ↑ Il significato di queste parole bisogna dimandarlo a chi s’intende di cose stercoratorie.
- ↑ Parrebbono.
Note
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