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Er mostro de natura Er confessore
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

LI FIORI DE NINA

     Fiori, eh Nina? Ma ffiori tal’e cquale?
Fior de pulenta,1 sì, propio de cuello
Da tajjasse a ffettine cór cortello,
E ppoi méttelo in forno co’ le pale.

     Me n’accorgo, per cristo, a l’urinale
Si cche ffiori m’hai messo in de l’uscello!
Sai si cche ffiori sò, ccore mio bbello?
Cuelli der giardinetto a lo spedale.

     Eppoi se vede chiaro a li colori,
Ggiallo, rosso, turchino e bbarberesco,
Che ste grazziette tue sò ttutti fiori.

     E infatti, guard’iddio t’arzi la vesta,
Da cuelli fiori che cce tienghi in fresco
Viè ffora una freganza che ti appesta.2


Roma, 10 dicembre 1832

  1. Gonorrea.
  2. Comunemente dicesi in Roma di un forte odore: è un odore che appesta.

Note

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