Questo testo è incompleto. |
◄ | Nino e Ppeppe a le Logge | Lo scolo der 34 | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
LI GGELONI1
E speri de guarì2 dda li ggeloni
Pe’ vvia3 che tte sce4 fai tanti sciappotti,5
O cquanno, co’ rrispetto, te sei cotti
Li piedi come un paro de capponi?
Fijja, tu tte li medichi a ccazzotti,6
E ffai male a ddà rretta a li cojjoni.
Ce ll’ho io solo li conzijji bboni
Pe’ li ggeloni sani e ppe’ li rotti.
Antro, padre,7 ch’er zego8 de Spoleto,
E ttant’antri sciafrujji9 de rimedi!
Te lo do io. Reggina, er gran zegreto.
Le guariggione astabbile10 e ssicure
S’ottiengheno appricannose11 a li piedi
Un impiastro de fravole12 mature.
31 dicembre 1835
- ↑ I pedignoni.
- ↑ Di guarire.
- ↑ Per motivo.
- ↑ Ti ci.
- ↑ Ciappotti: miscugli di cose disordinate.
- ↑ A sproposito.
- ↑ Altro, padre! È ben altro, ecc.
- ↑ Servo.
- ↑ Imbrogli. Vedi la nota 5.
- ↑ Guarigioni stabili.
- ↑ S’ottengono applicandosi.
- ↑ Fragole.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.