Questo testo è incompleto. |
◄ | La tariffa nova | Li pericoli der temporale | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
LI PORTRONI
Caro sor cul-de-piommo,1 io ve la dico
Co llibbertà ccristiana: a mmé2 la ggente
C’ha pper estinto3 de nun fà mmai ggnente
L’ho a ccarte tante4 e nnu la stimo un fico.
Dio ne guardi sto vizzio a ttemp’antico
Si5 l’aveva Iddio Padre onnipotente;
Er monno nun nassceva un accidente,6
E nnoi mò nnun staressimo7 in Panico.8
A ttutto ha d’arrivà la Providenza!
E ssempre se9 va avanti co’ lo spero
E cce sarà er Ziggnore che cce penza.
Grattapanze futtute! e cche! er Ziggnore
L’hanno pijjato a ccòttimo10 davero?
Lavorate, per dio! Pane e ssudore.
11 gennaio 1835
- ↑ Cul-di-piombo: uom pigro.
- ↑ A me qui sta per “io.„
- ↑ Ha per istinto.
- ↑ L’ho dietro.
- ↑ Se, nel senso di particella dubitativa.
- ↑ Non nasceva affatto.
- ↑ Non staremmo.
- ↑ Contrada di Roma presso la Mole Adriana.
- ↑ Si.
- ↑ Prendere a cottimo, qui vale: “abusarsi di altrui.„
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.