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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LI QUADRI DE PITTURA
Dunque, pe’ ddìttela1 a l’usanza nova,
All’unnisci2 sò3 ito cór padrone
A vvéde4 addietr’a llui l’asposizzione
De li quadri a lo studio de Canova.5
Crédeme,6 Scricchio mio, che cce se trova
Robba da fà vvienì le convurzione.
Ma er più cche mm’è ppiasciuto era un Cristone,
Che ppoterebbe empì ttutta st’arcova.
Disce c’arippresenta un mezzo bbusto
Che l’ha ddipinto tutto cór pennello
Un regazzotto che sse chiama Ugusto.7
Er padrone scramava: oh bbravo! oh bbello!
E io te ggiuro che cciò8 avutoun gusto
Più cc’avessi aritrovo9 mi’ fratello.
8 aprile 1834
- ↑ Per dirtela.
- ↑ Alle undici.
- ↑ Sono.
- ↑ Vedere.
- ↑ Nello studio dell’immortale Canova si espongono adesso annualmente lavori d’arte da una società che tiene sempre un fondo per comperarne i più belli.
- ↑ Credimi.
- ↑ Il signor Augusto Pratti, il cui valore nella pittura eccede di molto il potere dell’età.
- ↑ Ci ho.
- ↑ Ritrovato.
Note
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