Questo testo è incompleto.
Chi va la notte, va a la morte Er cane furistiero
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

LI SOPRANI DER MONNO VECCHIO

     C’era una vorta un Re1 cche ddar palazzo
Mannò ffora a li popoli st’editto:
“Io sò io, e vvoi nun zete2 un cazzo,
Sori vassalli bbuggiaroni, e zzitto.

     Io fo ddritto lo storto e storto er dritto:
Pòzzo vénneve3 a ttutti a un tant’er mazzo:
Io, si vve fo impiccà nun ve strapazzo,
Ché la vita e la robba Io ve l’affitto.

     Chi abbita a sto monno senza er titolo
O dde Papa, o dde Re, o dd’Imperatore,
Quello nun pò avé mmai vosce in capitolo„.

     Co st’editto annò er Boja pe’ ccuriero,
Interroganno tutti in zur tenore;
E arisposeno tutti: “È vvero, è vvero„.

21 gennaio 1832

  1. C’era una volta un Re, c’era una volta una Regina, è il principio generale di ogni favola che dal popolo si racconta.
  2. Non siete.
  3. Posso vendervi.

Note

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