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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LI SORDATI BBONI
Subbito c’un Zovrano de la terra
Crede c’un antro1 j’abbi tocco2 un fico,3
Disce ar popolo suo: “Tu sei nimmico
Der tale o dder tar4 re: ffàjje5 la guerra.„
E er popolo, pe’ sfugge6 la galerra
O cquarc’antra grazzietta che nnun dico,
Pijja lo schioppo, e vviaggia com’un prico7
Che spedischino in Francia o in Inghirterra.
Ccusì, pe’ li crapicci8 d’una corte
Ste pecore aritorneno a la stalla
Co mmezza testa e cco le gamme storte.
E cco le vite sce se ggiuca9 a ppalla,
Come quela puttana10 de la morte
Nun vienissi da lei11 senza scercalla.12
23 maggio 1834
- ↑ Altro.
- ↑ Gli abbia toccato.
- ↑ Fico: qui sta per un “nonnulla.„
- ↑ Tal.
- ↑ Fagli.
- ↑ Per isfuggire.
- ↑ Plico.
- ↑ Capricci.
- ↑ Ci si giuoca.
- ↑ Per bene pronunziare le due antecedenti parole, si deve considerarle quasi fossero unite, di modo che l’accentuazione non cada che sulla prima a di puttana.
- ↑ Non venisse da sé.
- ↑ Cercarla.
Note
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