Questo testo è incompleto. |
◄ | Er cel de bbronzo | Una smilordaria incitosa | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
LI VECCHI
Ecco cosa vò ddì1 ll’èssese2 avvezzi
A ddisprezzà l’età: sse3 va sse4 svìcola
E vviè la vorta poi che sse5 pericola
E sse6 sconteno tutti li disprezzi.
Pe’ nnun volé er bastone oggi er zor Ghezzi
Propio a le colonnette de Pubbricola,7
È ccascato e ss’è rrotta una gravicola8
E la nosce der collo in cento pezzi.
La coccia9 de li vecchi è una gran coccia.
Vònno fà a mmodo lòro: e Iddio ne guardi
Conzijjalli!10 ve pijjeno in zaccoccia.11
Sospettosi, lunatichi, testardi,
Pieni de fernesie12 ne la capoccia,13
E spinosi, per dio, ppiù de li cardi.
17 gennaio 1835
- ↑ Vuol dire.
- ↑ L’essersi.
- ↑ Si.
- ↑ Si.
- ↑ Si.
- ↑ Si.
- ↑ Del Palazzo Publicola.
- ↑ Clavicola.
- ↑ Caparbietà.
- ↑ Consigliarti.
- ↑ Vi pigliano in uggia.
- ↑ Frenesie.
- ↑ Testa.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.