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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
ER CEL DE BBRONZO
È inutile ch’er tempo sciariprovi.1
Scopri appena du’ nuvole lontane,
E arïecco dà ssù2 le tramontane,
E da capo è impussibbile che ppiovi:3
Disce a vvedé le campaggne romane
È un pianto, è un lutto, sò ffraggelli novi.
Li cavalli, le pecore, li bbovi
Manco troveno l’acqua a le funtane.
Nun c’è ggnisun procojjo o mmassarìa,
Che ppe’ la sete e la penuria d’erba
Vadi assente4 da quarche appidemìa.
Moreno inzin le bbufole e li bbufoli!
St’anno, si5 la Madon6 de la Minerba7
Nun ce penza, se8 maggna un par de sciufoli.
17 gennaio 1835
- ↑ Ci riprovi.
- ↑ Ed ecco di nuovo dar sù.
- ↑ Piova.
- ↑ Esente.
- ↑ Se.
- ↑ La Madonna. Questa apocope non è nostra licenza, chè mai ce ne prendiamo, ma un vero modo di pronunzia dei nostri modelli.
- ↑ Cioè: “sopra Minerva.„ Chiesa de’ domenicani, elevata sopra al terreno occupato negli antichi tempi dal lucus Minervae, presso la palude caprea.
- ↑ Si.
Note
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