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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
LO SCOZZONE
Tu ssai dov’è Ssan Nicola in Narcione:1
Bbè, a la svortata llì der Gallinaccio
Er cavallo je prese un scivolone,
Turutuffete,2 e llui diede er bottaccio.3
Ecco si cche vvor dì mmontà un sturione,4
Mette la vita in mano a un cavallaccio:
Coll’antri è annato via sempre bbenone:
Co cquesto è ito ggiù ccom’uno straccio.
Restò ggelato, povero Cammillo!
Ce s’incontrò er decane de Caserta5
Che nu l’intese fà mmanco uno strillo.
Disce Iddio: Morte scerta, ora incerta:
Chi er risico lo vò, ribbinitillo6
Omo a ccavallo sepportur’uperta.7
22 gennaio 1832
- ↑ Via di S. Niccola in Arcione, accanto alla quale chiesa è la via del Gallinaccio.
- ↑ Parola d’uso, per esprimere il rumore della caduta.
- ↑ Precipitò sonante.
- ↑ Cavallo magro.
- ↑ Il servitore decano del Duca di Caserta.
- ↑ “Qui amat periculum, peribit in illo„. (Libri ecclesiastici, III, 27).
- ↑ Proverbio.
Note
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