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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
LO SFASSCIO
Jer notte, a mmezzanotte, su a Ccimarra,1
Aggnédero2 pulito3 in zei perzone,
E ffésceno un ber buscio in ner portone
De cuer bravo maestro de chitarra.
Sfilato che ppoi n’ebbeno la sbarra,
J’entronno in casa senza suggizzione;
E jje portonno via tutto er mammone,4
Ammazzanno lui prima pe’ ccaparra.
Cuesto lo so ppe’ bbocca de Noscenza,5
Serva der morto, c’arimase viva
Agguattànnose sotto a una credenza.
Ma ssò ccose da fasse in commitiva?
Nun fuss’antro, dich’io, l’impertinenza
D’ammazzà un galantomo che ddormiva!
Roma, 6 gennaio 1833
- ↑ Contrada di Roma, così nominata dalle case dei conti Cimarra.
- ↑ Andarono.
- ↑ Bravamente.
- ↑ Il danaro: parola di provenienza scritturale.
- ↑ Innocenza.
Note
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