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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
MÉNICA DALL'ORTOLANO
Du’ bbaiocchi d’andivia.1 E cche mme dai?
Quattro pieducci soli? Ôh ssanta fede!
Ma ssei matto davero o mme sce2 fai?
Questa, capata3 ch’è, mmanco se4 vede.
Tu stasera vòi famme5 passà gguai
Co la padrona. Ebbè? ccosa succede?
Te l’aribbutto llì, Ggiachemo, sai?
Presto, a tté, ttira via, ggiù, un antro piede.
Da scerto temp’in qua, ppropio, sor coso,
Ve sete messo sur caval d’Orlanno:
Come ve sete fatto carestoso!
Varda6 cqui ddu’ bbaiocchi d’anzalata!7
E aringrazziamo er cefolo:8 quest’anno
L’erba è ddiventat’oro, è ddiventata.
19 febbraio 1835
- ↑ Invidia.
- ↑ Mi ci.
- ↑ Mondata.
- ↑ Si.
- ↑ Vuoi farmi.
- ↑ Guarda.
- ↑ Insalata.
- ↑ Ringraziamo il cielo: modo scherzoso.
Note
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