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AL LETTORE
E’ già scorso un decennio da che fermammo il proposito di ricostruire la biografia d’Isabella Gonzaga e di illustrarne le molte e rilevanti relazioni politiche, artistiche, letterarie coi mezzi veramente eccezionali che ci erano pôrti dall’archivio Gonzaga di Mantova. Un po’ di resoconto morale non sarà ora fuori di luogo.
Raccolto con ogni cura il materiale inedito (s’impiegarono in ciò non meno di tre anni), la prima idea nostra fu di pubblicarlo illustrato in una grande opera, che rispecchiasse in modo definitivo la vita e le relazioni di quella dama, in cui si ravvisa ormai generalmente "il più compiuto e perfetto tipo di principessa italiana nel Rinascimento"[1]. Senonchè mentre noi attendevamo all’impresa, non agevole ma piena di attrattive e di modeste soddisfazioni, ci avvenne ben presto di riflettere alla difficoltà immensa del costringere in un solo grande lavoro una massa di documenti così svariati ed alla difficoltà anche maggiore di trovare, in Italia o fuori, un editore animoso che si assumesse un giorno la stampa d’un’opera divisa necessariamente in non pochi volumi. D’altra parte il materiale mantovano, che è da anni tutto raccolto ed ordinato e che risulta di parecchie migliaia di documenti, esige dei riguardi tutti particolari. Non avviene qui come in molti, anzi nella più parte, dei casi, che dai documenti si possa spremere il succo e ridurre a poche pagine ciò che si rileva da un cumulo di vecchie carte; no. I documenti da noi raccolti hanno quasi sempre un carattere di intimità così singolare, che permettono di addentrarsi nei costumi, negli usi, nella vita insomma reale non solo della Marchesana nostra, ma di tutte le persone della sua corte o che più si onorarono della sua benevolenza; essi aprono uno spiraglio, e talora ben più d’uno spiraglio, atto a osservare ed a dominare quelle anime complesse del Rinascimento. Nella maggior parte dei casi questi documenti non si possono riassumere, sarebbe anzi un indizio imperdonabile di cattivo gusto e di imperfetta coscienza della storicità il riassumerli.
Mille particolari preziosi per la storia del costume, mille tratti caratteristici nei quali, a dir così, si profilano quelli spiriti, sfuggirebbero a chi, pur di far il libro, si appagasse di riferire soltanto i risultati di questi documenti. Il carattere intimo di essi fu, del resto, già rilevato dal Baschet, dal Gregorovius, dal Braghirolli e da quanti altri li conobbero in parte. Non comunicandoli integralmente al pubblico, con le opportune illustrazioni, ci sarebbe sembrato di venir meno al dover nostroe di adoperare non diversamente da chi, avendo la ventura di possedere delle gemme di raro splendore, le incastonasse così poco acconciamente, le une addossate alle altre, in un vile metallo, da non farle figurare più che se fossero dei pezzi di vetro.
Uno spediente solo si offriva agevole e buono: rinunciare al grande operone complessivo e trattare il soggetto in una serie illimitata di monografie, più o meno estese, ognuna delle quali illuminasse un periodo della vita di Isabella, o qualche sua relazione più cospicua, ovvero un individuo od un gruppo d’individui a lei più famigliari. Così infatti si fece. In questo modo, alla spicciolata, noi possiamo raggiungere l’intento nostro, possiamo nutrire, cioè, la speranza di veder pubblicato un giorno tutto il materiale raccolto con quel corredo ampio di illustrazioni che meglio d’ogni altra cosa è atto a rilevarne il valore.
Preceduto da parecchi scritti del Luzio solo[2], e da un unico saggio, il primo, fatto in cooperazione[3], comparve nel 1888, in inglese, un articolo di sintesi del Renier[4], che è una specie di programma. In esso sono segnate le linee massime della biografia d’Isabella, desumendole, con rapidi tocchi, dal complesso dei documenti inediti. Poscia si vennero pubblicando i seguenti lavori speciali, che col tema nostro hanno tutti rapporti più o meno diretti, e tutti recano le nostre due firme:
Di Pietro Lombardo architetto e scultore veneziano. - Roma, 1888; nell’Archivio storico dell’arte, vol.I.
Delle relazioni di Isabella d’Este Gonzaga con Lodovico e Beatrice Sforza. - Milano, 1890; nell’Archivio storico lombardo, vol. XVII.
Francesco Gonzaga alla battaglia di Fornovo. - Firenze, 1890; nell’Archivio storico italiano, serie V, vol.VI.
Gara di viaggi fra due celebri dame del Rinascimento. - Alessandria, 1890; nella rivista Intermezzo, vol. I.
Buffoni, nani e schiavi dei Gonzaga ai tempi dìIsabella d’Este. - Roma, 1891; nella Nuova Antologia.
Il probabile falsificatore della Quaestio de aqua et terra". - Torino, 1892; nel Giornale storico della letteratura italiana, vol. XX.
Niccolò da Correggio. - Torino, 1893; nel Giornale storico della letteratura italana, vol. XI e XXII.
A questi si aggiungano alcuni contributi, che servono a lumeggiare gli antefatti, vale a dire l’ambiente mantovano che preparò quello in cui la nobilissima Estense ebbe ad esplicare le sue doti straordinarie:
Il Platina e i Gonzaga. - Torino, 1889; nel Giornale storico della letteratura italiana, vol. XXIII.
Del Bellincioni. - Milano, 1889; nell’Archivio storico lombardo, vol. XVI.
I Filelfo e l’umanesimo alla Corte dei Gonzaga. - Torino, 1890; nel Giornale storico della letteratura italiana, vol. XVI.[5]
Ecco quanto sinora facemmo, ed è ben poco al confronto dei bellissimi temi che ancora ci restano da svolgere e che svolgeremo, se con le forze non ci verrà meno il favore del pubblico studioso. Invochiamo solo che ci si lasci il tempo necessario, perchè a lavori siffatti fa di mestieri molta calma riflessiva, e perchè entrambi noi abbiamo troppe e troppo gravi occupazioni d’altro genere per poter attendere con la dovuta continuità e diligenza a queste ricerche ed esposizioni. Si può quasi dire che ad esse siamo costretti a consacrare solo i ritagli del nostro tempo, e che in esse troviamo il nostro migliore svago.
Intese ed apprezzate le nostre ragioni, non ci si accusi, adunque, di dispersione soverchia del materiale erudito. Verrà, verrà la sintesi un giorno, dopo tanta analisi, e allora, con la coscienza di non aver defraudato gli studiosi di tante ghiottissime e vivacissime testimonianze d’uno dei periodi storici più gloriosi che vanti l’Italia, potremo raccogliere in un volume solo, di mole discreta, i risultati di tutti i lavori speciali, e rinviando ad essi per la giustificazione documentata delle opinioni nostre, ammannire finalmente quella definitiva biografia della Marchesa di Mantova, che molti desiderano e noi vagheggiamo come l’adempimento d’uno dei nostri voti più cari.
Il volume presente è, frattanto, un contributo nuovo, più esteso di quanti finora ne offrimmo; sia per le relazioni che esso chiarisce fra due delle Corti più cospicue del Rinascimento italiano e fra le due principesse che ne furono il maggiore ornamento, sia per le copiose notizie particolari che arreca alla storia civile ed a quella delle lettere e delle arti, nutriamo fiducia sia accolto con lieto viso dai cultori delle discipline storiche e letterarie. Chiudendo con questa speranza il nostro avvertimento proemiale, non vogliamo trascurare di esprimere i ringraziamenti più vivi al Conte Luigi Alberto Gandini, che aderendo subito, con la gentilezza de’ pari suoi, al desiderio nostro, ornò questo volume con un nuovo saggio della sua dottrina in fatto a storia del costume. Ringraziamo anche l’on. Roux, che accondiscendendo a farsi editore del libro, volle decorarlo dei tre ritratti di Isabella e delle due Duchesse d’Urbino, Elisabetta e Leonora. La Marchesa di Mantova è riprodotta secondo l’incisione che il Rubens fece del ritratto di lei, dovuto al pennello di Tiziano, che si conserva in Vienna[6]; Elisabetta giusta il ritratto di scuola veronese che è nella galleria degli Uffizi[7]; Leonora di sulla magnifica tela tizianesca, che, pure agli Uffizi, è una delle gemme della sala veneziana[8].
Note
- ↑ E.MASI, Vita italiana in un novelliere del Cinquecento, Roma, 1892, p.32; estr. dalla N.Antologia. Il RAYNA la chiama "colei che tutti s’accordano nel riguardare siccome l’esemplare più perfetto di quello splendido fiore, che fu la donna del nostro Rinascimento", L’Orlando innamorato del Boiardo, nel volume La vita italiana nel Rinascimento, Milano, 1893, p.325.
- ↑ Lettere inedite di Paolo Giovio tratte dall’Archivio Gonzaga. Mantova, Segna, 1885; per nozze Asdrubali-Giraldi.
Vittoria Colonna. - Mantova, 1885; nella Rivista storica mantovana, vol. I.
La morte d’un buffone; nella Gazzetta di Mantova, 16 nov. 1885, poi riprodotto con aggiunte nella Strenna dei rachitici di Genova, a. VIII, 1891.
Lettere inedite di fra Sabba da Castiglione. - Milano, 1886; nell’Archivio storico lombardo, vol. XIII.
Federigo Gonzaga ostaggio alla corte di Giulio II. - Roma, 1887; nell’Archivio della società romana di storia patria, vol. IX.
I precettori d’Isabella d’Este - Ancona, Morelli, 1887; per nozze Renier-Campostrini. - ↑ Contributo alla storia del malfrancese ne’ costumi e nella letteratura italiana del sec. XVI. - Torino, 1885; nel Giornale storico della letteratura italiana, vol. V.
- ↑ Isabella d’Este Gonzaga marchioness of Mantua and her artistic and literary relations; nella rivista Italia, a monthly magazine, an. I, maggio e giugno 1888.
- ↑ Inoltre del Luzio solo: Cinque lettere di Vittorino da Feltre, nell’Archivio veneto, vol. XXXVI, par. II, 1888; del Renier solo: Il primo tipografo mantovano, Torino, Bona, 1890, per nozze Cipolla-Vittone.
- ↑ Vedasi CAVALCASELLE e CROWE, Tiziano, I, 360-61.
- ↑ Cfr. in questo vol. p. 274 n. Il ritratto nostro è il medesimo che comparve già nell’Archivio Storico dell’Arte. Siamo molto grati all’illustre Domenico Gnoli, direttore di esso Archivio, che ce ne concesse cortesemente la riproduzione.
- ↑ Cfr. in questo vol. p. 165 n.