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MATILDE
La fronte riarsa,
Stravolti gli sguardi;
La guancia cosparsa
D’angustia e pallor:
Da sogni bugiardi
Matilde atterrita,
Si desta, s’interroga,
S’affaccia alla vita,
Scongiura i fantasmi
Che stringonla ancor:
«Cessate dai carmi;
Non ditelo sposo:
No, padre, non darmi
All’uomo stranier.
«Sul volto all’esoso,
Nell’aspro linguaggio
Ravvisa la sordida
Prontezza al servaggio,
L’ignavia, la boria
Dell’austro guerrier.
«Rammenta chi è desso,
L’Italia, gli affanni;
Non mescer l’oppresso
Col sangue oppressor.
«Fra i servi e i tiranni
Sia l’ira il sol patto. —
A pascersi d’odio
Que’ perfidi han tratto
Fin l’alme più vergini
Create all’amor.» —
E sciolta le chiome,
Riversa nel letto,
Dà in pianti siccome
Chi speme non ha.
Serrate sul petto
Le trepide braccia,
Di nozze querelasi
Che niun le minaccia,
Paventa miserie
Che Dio non le dà.
Tapina! L’altare,
L’anello è svanito;
Ma innanzi le pare
Quel ceffo tuttor.
Ha bianco il vestito:
Ha il mirto al cimiero;
I fianchi gli fasciano
Il giallo ed il nero,
Colori esecrabili
A un italo cor.