Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
MEMORIE
SOPRA
LA CITTA’ DI MODENA.
Epoca Prima.
Avanti ai romani mancano memorie, e solo può dirsi aver qui dominato gli etruschi ab antico, poscia i galli, de’ quali conservasi qualche pronunzia, ed accento. Modena fu poi colonia romana illustre, come provano molte lapide, e molti marmi esistenti nella torre ed altrove. Verso il tempo della nascita di Gesù Cristo Modena è ricordata nelle storie romane, e specialmente per la battaglia quì succeduta tra Marcantonio, e i consoli Irzio, e Pansa.
Epoca II. An. 100. 200. 300.
In questi tre secoli poco a poco l’Italia, e la Lombardia vennero coll’impero romano decadendo sino a Costantino, che trasportò il trono imperiale, i grandi, la corte, e le ricchezze a Costantinopoli. Fu imperatore nel 512. Vogliono alcuni, che guerreggiando Costantino in Italia contro Masenzio tiranno, Modena venisse saccheggiata. (Vandelli meditazioni sopra la vita di s. Geminiano) Altri dicono, che fu in parte distrutta da Massimo tiranno. {Muratori antichità tom. I.) S. Geminiano si crede morto nel 397.
Epoca III. 400.
Erano queste città circa il 590. divenute cadaveri, come dice s. Ambrogio, scrivendo del suo viaggio fatto in queste parti (ep. 39.) Nel 452. Attila cogli unni saccheggiò Modena (Murat, ann. tom. III.) Odoacre re degli eruli nel 476. fece lo stesso. Alcuni avanzi salvatisi dalle ruine di Modena passarono a Città-Nuova, o Geminiana quattro miglia distante dalla città, dice il Sigonio (lib. 14. de occid. imp. ad annum 476.) Ebbe il nome dal corpo del santo ivi trasportato. Fu piccola, e povera, come vedesi dai pochi avanzi trovati colà.
Epoca IV. 500. 600. 700.
Vennero i goti con Teodorico nel 493, e durarono dominando sino al 552. Vandali, Visigoti, ed altri barbari sopravvennero, e finalmente Alboino diè principio al regno de’ longobardi nel 569. e quì dominò nel 570. Questi diedero il nome alla Lombardia. Queste parti passarono a Maurizio imperatore, che le tolse nel 590. (Murat. ann. tom. III.) Tornarono essi a possederle!, e durò il lor dominio in Italia sino a Desiderio loro ultimo re vinto da Carlo M. nel 774.
Epoca V. 800.
Ristorossi l’Italia sotto Carlo M. nuovo imperadore romano nell’800. Ma presto ricadde sotto i suoi successori. Sorsero allora i duchi, e conti italiani guerreggiando per esser re d’Italia. I principali Lamberto, e Guido duchi di Spoleti, Berengario dei Friuli, Bosone, e Suppone di Lombardia, Adalberto di Toscana da cui vengono gli estensi. In quel tempo Modena è ricordata. Sia l’antica, sia la nuova, o Geminiana, potendo forse ne’ tempi meno tristi risorgere, e negli avversi esser essa di nuovo abbandonata: Muratori negli annali estensi, d’Italia, nelle dissertazioni ec.)
Epoca VI. 900.
Proseguivano i duchi, e re d’Italia nelle guerre. Vennero nuovi barbari detti ungheri o ungri avari, agareni. Anche i mori, e saraceni. Gli ungheri passarono per Modena una volta senza far danno. Un’altra incendiarono il monastero di Nonantola, che avea mille monaci (Murat. ann. tom. III.) Tutto fu un deserto, e Modena, dic’ egli, divenne verso il 900. un ricettacolo d’acque, allagando fiumi, e torrenti per tutto. Descrive questa parte l’anonimo veronese, come una vasta palude verso il 910. (Vandelli p. 555.) Al 988. (dice Murat. dissert. 65.) dopo cinque secoli, rimesse alfine le cose, e frenati i torrenti trasportarono i modenesi la città nuova all’antica, ove ancor oggi i lor discendenti sussistono.
Epoca VII. 1000.
Il monastero di s. Pietro (Muratori l. c.) fu eretto dal vescovo Giovanni vicino alla città di Modena col consenso de’ canonici, de’ signori, del popolo, e della città nel 996. Era fuor di città quel monastero. Spopolata era ancor Modena, chiamandola Arrigo II. imperatore quasi deserta nell’ordine dato di rifabbricarla. Cominciossi il duomo al 1099. Secondo le parole del Sigonio (ad annum 1099.) Pensando i modenesi essere la vecchia basilica di s. Geminiano per la sua piccolezza sconvenevole alla presente lor fortuna migliore, stabilirono di fabbricarne un’altra nella piazza con marmi, che cavarono dalle antiche ruine sepolte della città un tempo fiorente, cioè al tempo de’ romani. Di che s’intende, come il duomo, e la torre, non altra fabbrica, sian di marmo. Ciò si prova ancora da un documento (presso sua eccellenza il signor marchese Bonifazio Rangone) del 1165, in cui Gherardo Rangone legato imperiale unitamente al comune di Modena permette di scavare nelle strade pubbliche della città, e fuori pietre, e marmi per le fabbriche, purché si riempissero le buche fatte perciò; non essendo allora alcuna strada selciata. Infatti vediam lapide romane nella torre, e molte scolpite, delle quali molte sono volte colle scolture ed iscrizione indentro.
Epoca VIII. 1100.
Già era sin dal 1106. ridotto il duomo a poter trasportatisi il corpo di s. Geminiano e a tal funzione assiste il Papa Pasquale II. e la gran contessa Matilde padrona di questi paesi (Vandelli pag. 358) Al 1184. fu consecrato da papa Lucio III. il duomo probabilmente finito in vigore del diploma citato (Rangoni) dieci nove anni prima. Quattro anni dopo, cioè nel 1188. Modena fu cinta di mura, e fosse, e si fondò la torre, che giunse sino a tutto il quadro. (Vandelli pag. 368.) Architetto fu Lanfranco Romengardi, come da iscrizione. Era stata la città incendiata tutta nel 1148,; (il duomo sarà stato esente) essendo fabbricata in gran parte di legno, come molte altre. Sei anni prima erano stati fieramente sconfitti da bolognesi, cioè nel 1142 a Nonantola; disgrazie che Impedirono i progressi della città (Murat. ann.)
Epoca IX. 1200. 1300.
In questi due secoli Modena fu repubblica con l’altre città di Lombardia, e con esse fiorì in potenza, e ricchezze. Sempre però come l’altre in guerra, che diedero argomento al famoso poema della Secchia rapita. Dopo il 1319. si aggiunsero i balaustri alla torre sino al cornicione (Vandelli pag. 156.) Guelfi, e Gibellini qui pure infuriarono. Ai 1288. Obizzo II. d’Este è preso la prima volta a signore da modanesi. Ai 1293. prende Azzo VIII. in suo signore perpetuo; 1336. Obizzo III, e Niccolò I. 1354. Aldobrandino III. fatto vicario imperiale da Carlo IV. come pure Nicolò II. suo fratello nel 1361. morto quegli, eletti con decreto pubblico dopo varie vicende.
Epoca X. 1400. 1500.
Molti danni soffrì dalle guerre civili, e contro i popoli lombardi; poi dalle masnade di soldati indipendenti, che infestarono Italia e Lombardia, mettendo a sacco, e spogliando le città de’ tesori accumulati nel gran commerciò de’ secoli antecedenti; e alfin dalla caduta di questo per la scoperta delle Indie orientali, ed occidentali fatale al traffico italiano, e a tutte le nostre città, che perdettero industrie’ e ricchezze. Con quelle però molte città s’erano abbellire circa il 1500., come s’erano rendute famose in letteratura; e in ciò Modena si distinse per chiarissimi letterati.
Or cercano alcuni, perchè Modena non si fabbricò, ed abbellì alquanto, come tutte l’altre città vicine, e lontane d’Italia? Due ragioni addurrò.
La prima che qui era maggiore la difficoltà, e la spesa, essendo in fondo umido, e paludoso sino dal 900. come si è veduto; e non avendosi potuto asciugarlo per molte traversie ne’ tempi seguenti restò colle strade aperte in canali sino alla duchessa Laura; e a memoria de’ vecchi ancora1, sicché da un lato passavasi all’altro sopra l’asse. L’altra ragione si fu, che non ebbe principi permanenti, e propri, se non quando vennero da Ferrara al 1600. Essi poi qui venuti furono occupati in guerre; tra quali Francesco I. fatto duca nel 1619. sempre guerreggiò. La duchessa Laura compiè la parte della città già cominciata per ordine di Ercole II. duca di Ferrara prima del 1550.2, che dicesi terranova, e ornata da’ principi di una cittadella, e del palagio ducale nel 1635. dal detto Francesco I., la compiè, dico, terminando il palagio, e aggiugnendovi il bel monastero delle Salesiane circa il 1670. Altre sue imprese ponno vedersi nel Muratori (Antichità estensi p. 2.)
Non altro si fece ad abbellir Modena in que’ due secoli, mentre i Gonzaghi a Mantova, gli stessi Estensi a Ferrara, i Farnesi a Parma, oltre i Visconti, gli Sforza, i Medici, i Rovere tanto fecero per le loro capitali. Riflettasi pure, che tutti i popoli di Lombardia vissero in gran rozzezza, e in tumulti sin verso il 1500., onde restarono le città tra guerre civili, e danni inimici mal fabbricate, vivendo la gente alla militare, e senza comodi. Gli stessi signori vano ai loro castelli, e sempre in discordie, e coll’armi alla mano. Finalmente la pace, e i principi li ridussero alle città e alle corti intorno al 1500., e allora si fabbricò nobilmente.
Alcuni principi si fecero gloria di ornare le proprie città con gran palagi, e furono imitati da’ nobili. Basta vedere ciò, che fecero i Pichi alla Mirandola, i Pii a Carpi, i Gonzaghi minori a Bozzolo, a Sabionetta, e Guastalla. Modena intanto era senza sovrani presenti.
Le città poi anche prima d’aver principi, o senza averli, come Bologna, Piacenza, Cremona, Reggio, ed altre si conservarono più lungo tempo ricche, e popolate, onde impresero grandi edifizj, massimamente delle cattedrali, de’ conventi, de’ palagi pubblici della ragione. Esse poi non ebbero tanti infortuni, ne sì cattivo fondo, come Modena, che per altro avea cominciato anch’essa in tempi migliori a far belle opere con tal duomo, e tal torre.
Può aggiugnersi, che Reggio ebbe Prospero Clemente scultor celebre, ed architetto a ornarla; come Mantova ebbe Giulio Romano ec. Qui fu solamente qualche pittore, o vi nacque, ma dipinse più altrove, e qualche illustre scultore in terra cotta ec. Vedi l’ Orazione.
Notizie varie intorno a Modena.
La popolazione del modenese secondo il censo fatto, ha pochi anni, e dopo il quale non può esser dessa nè cresciuta di molto, nè sminuita, ascende a circa dugento cinquanta milla anime. Il che si raccoglie anche dalle così dette note mortuarie, e da quelle de’ matrimoni, e de’ nati, che da qualche tempo si tengono con esattezza. La Garfagnana di 60. comunità non fa che venti mill’anime.
I territori del modenese più fertili in grano sono il Gualtierese, il Mirandolano, il Finalese, e le valli del Carpigiano. Abbonda d’uve il Correggesco, e quel tratto della pianura, che è rinchiuso tra i due fiumi Panaro, e Secchia. Sono anche in molto credito per ogni maniera di produzione le terre, che circondano la capitale in distanza di cinque in sei miglia.
L’estimo generale è il solo onere pubblico, di cui sieno immediatamente gravate le terre, e questo è certamente proporzionato alla copia de’ prodotti, mentre nell’imporlo non si ha riguardo, che al valore delle terre; valore, che si raccoglie, e dai redditi delle stesse, e dalle stime de’ pubblici periti. Riguardo agli altri tributi, che si dicon dazj d 5 ingresso, di transito, di estrazione ec. siccome in essi i generi stessi pagano, e pagano a misura della lor quantità, non possono non essere ad essi proporzionati.