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Traduzione dal greco di Angelo Maria Ricci (1824)
II secolo a.C.
Questo testo fa parte della raccolta Le odi di Anacreonte e di Saffo


MORTE DI PIRAMO E TISBE.


Da Bione.


Io dir vorria di Piramo
     Il duro caso atroce,
     Ma già le corde attonite
     Niegan l’arguta voce
     5E l’armonia fedel.
Chi pinger può quel dubbio,
     Quando la belva ahi! vede;
     Chi può ridir quel brivido,
     Quando si mira al piede
     10Della sua Tisbe il vel?
Chi imiterà quel palpito
     Di sdegno e di pietate,
     Quando di Tisbe inchinasi
     Sulle memorie amate...
     15Che far dovea?... morir.
Chi seguirà l’anelito
     Di lei che giunge... e mira...
     Non cade no... precipita
     Su quell’acciar... già spira...
     20Che far potea?... morir.

Ben v’arrossiste o candidi
     Frutti del sangue amato,
     Poichè del caso orribile
     Ebber natura e il fato
     25Più che pietà, rossori
Ben mel dicesti, o cetera,
     In suon dolente e roco:
     Taci... alla fida istoria
     Troppo daresti... e poco
     30A chi conosce Amor.

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