< Odi (Anacreonte)
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Anacreonte - Odi (Antichità)
Traduzione dal greco di Francesco Saverio de' Rogati (1824)
Ode III
Ode II Ode IV

SOPRA AMORE.


ODE III.


Quando alla man d’Arturo
     S’aggira l’Orsa intorno,
     Giunta del corso oscuro
     4La notte alla metà,
Quando dall’opre cessa,
     E chiude al sonno i lumi,
     Dalle fatiche oppressa
     8La stanca umanità,

Vien timoroso Amore,
     E batte l’uscio: io grido,
     Chi sei, ch’osi in quest’ore
     12I sogni miei turbar?
Sono un fanciul, risponde,
     Di notte, ed alla pioggia
     Smarrito in queste sponde,
     16Apri non paventar.

Pietoso, accendo il lume,
     Apro la porta, e vedo
     D’arco, di stral, di piume,
     20Armato un fanciullin.
Io l’avvicino al foco,
     Le sue fra le mie mani
     Riscaldo a poco a poco,
     24E gli rasciugo il crin.

Appena ei riscaldato,
     Dice: proviam se l’arco
     Dall’acqua è rallentato,
     28O s’è l’istesso ancor.
Lo tende, il dardo scaglia,
     E mi trapassa il core;
     Dell’ape il morso eguaglia
     32L’insolito dolor.

Ridendo poi mi dice,
     E s’allontana intanto,
     Amico, io son felice,
     36Rallegrati con me.
Addio: non curo il resto,
     Or che quest’arco è illeso;
     Ma illeso al par di questo
     40Forse il tuo cor non è.

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