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40 il volta alpinista

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alessandro Volta, alpinista.djvu{{padleft:44|3|0]]montagne, dalle quali scaturisce tanta copia d’acqua, avessero un’altezza proporzionata alla loro importanza idrografica[1]; insomma si faceva di esse come il «comignolo dell’Europa» ana- [2]

  1. Così nei tempi antichi si considerava il Monviso (Mons Vesulus) come la più alta cima d’Europa, perchè da’ suoi fianchi, coperti da dense foreste di pini e popolati da cignali scendeva il Po (Eridanus), che si considerava come il re dei fiumi. Canta Virgilio (Eneide X):

      Ac velut ille canum morsu de montibus altis
    Actum aper, multos Vesulus quem pinifer annos
    Defendit....

    Solino dice: (II, 35) Vesulus superantissimus inter juga alpinuni. La stessa idea prevalse ancora parecchi secoli. Scrive il Vigenaire (Sur les Commentaires de Cesar, 1576): “Le Mont Vis, la plus haute pointe de montagne qui soit guère en toute la terre, anciennement appelé Mont Vesules, au pied duquel sourd le fleuve du Pau„. — Altre montagne delle Alpi furono, secondo gli autori, considerate sovrane„. Flavio Biondo nella sua Italia illustrata — da lui scritta nel 1451 e pubblicata la prima volta a Roma nel 1474 — disse che il più alto monte d’Italia era il Monboso, ossia il Monte Rosa. — Persino nel secolo XVII troviamo uno scrittore di vaglia — il cardinale Bentivoglio — che reputa, come la più alta guglia delle Alpi, nientemeno che il Moncenisio! Ne dà questa pomposa descrizione: “Fra sì vaste moli di sassi immensi, una in particolare sopra ogni altra s’estolle, in maniera che, fatta un perpetuo verno, porta di continuo i ghiacci e le nevi in cielo con incredibile altezza. Chiamasi il Monsenese, nome di orror famoso all’orecchie d’ogni nazione. Direbbesi che da tutte le altre montagne
  2. plus élevée de cette montagne est à 9075 pieds au dessus du niveau de la Méditerranée, et cette hauteur considérablement moindre que celle de l’Etna et du Pie de Ténériffe, est, à plus forte raison, bien au-dessous de celle de plusieurs sommets de la grande chaine des Alpes qui sépare l’Italie de la Suisse„.
       Idee più precise intorno all’elevazione del Gottardo ebbe il Goethe, che in una sua lettera, in data 13 novembre 1779, faceva così rilevare l’importanza del gruppo montuoso di cui si parla: “Per la verità il Gottardo non è la più alta montagna della Svizzera, e nella Savoia il Monte Bianco è molto più elevato: tuttavia il Gottardo è sempre il re delle montagne, perchè le più grandi catene vengono ad aggrupparsi ed appoggiarsi ad esso„. — Il matematico Jetzler, di Sciaffusa — rimasto vittima delle montagne d’Appenzell nel 1791 — avendo salita la punta della Sella nel gruppo del Gottardo, ebbe modo di persuadersi che altre vette più alte esistevano in Isvizzera e concorse anche lui a sfatare la fallace credenza. Ma chi le diede il colpo definitivo fu il De Saussure, che essendosi recato per la prima volta al S. Gottardo nel luglio del 1775, restò meravigliato di non poter trovare fra la più alta di quelle vette l’elevazione enorme a quel gruppo assegnata e disse d’aver in conseguenza diminuito il suo rispetto per esso. Così esprimevasi: “...je reconnus très-clairement que cette cime, quoique élevée, n’approche pas de la hauteur de celles du Mont-Blanc et du Finsteraar. J’en fu étonné, car, d’après la reputation du St. Gottard, et d’après les mesures de M. Micheli, je me seroit attendu à y trouver quelques cimes de premier ordre„. Egli spiegò la leggenda così: “Si donc le St. Gothard peut être considéré come la partie la plus élevée des Alpes, s’il en sort des fleuves, qui partant delà comme d’un centre, versent leurs eaux dans les directions les plus opposées, et si cette considération lui a fait donner, par les anciens, le nom d’Alpes summae ou de sommet des Alpes, c’est plutôt par la grande hauteur de son plateau, ou de la base générale de ses cimes, que par la hauteur absolue d’aucune d’entr’elles„. (Voyages etc, tom. VII, ediz. in-8, pag. 22-23).
       In altro punto (tom. IV, ediz. in-8, pag. 158-161) il De Saussure spiegò per quali motivi il Michely, benché buon matematico ed eccellente osservatore, sia caduto negli errori deplorati, avendo egli preso tutte le sue misure dalla terrazza della fortezza d’Arbourg, donde scopriva gran parte delle Alpi, calcolando le distanze orizzontali sulla antica carta dello Scheuchzer. Aggiunse però che il Michely riconobbe i suoi spropositi, specialmente per ispirazione del generale Pfyffer.
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