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il volta alpinista 63

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alessandro Volta, alpinista.djvu{{padleft:69|3|0]]micizia cordiale che legava da parecchi anni il fisico di Como al naturalista ginevrino.

Il componimento di cui parlo è rimasto fino ad oggi inedito, e molti dei biografi del Volta non ne ebbero notizia. Il Monti soltanto ne fece un cenno elencandolo tra le opere inedite e riportandone le prime quattro strofe[1]. Zanino Volta, nel suo studio biografico[2] ne parlò pure brevemente, trascrivendone i primi dieci versi; ma ne diede più larga notizia, riportandone una decina di terzine, in apposita nota presentata all’Istituto Lombardo nella seduta del 19 giugno 1884 [3]. Recentemente lo stesso Zanino ne riparlò, citandone tre strofe[4], e pure tre strofe si leggono nella biografia del Volta testè compilata da Luigi Porlezza[5].

Sono due gli autografi che si hanno di questo carme, ed entrambi si trovano all’Istituto Lombardo predetto, l’uno di provenienza della famiglia Volta, l’altro donato dal prof. Luigi Magrini[6]. Non

  1. Storia di Como, vol. III, pag. 613 (Como 1832).
  2. Op. cit., pag. 70.
  3. Rendiconti del Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, Serie II, vol. XVII, fascicolo XIII (Milano, Hoepli, 1884).
  4. La coltura letteraria e gli scritti di A. Volta. Conferenza al Circolo Filologico di Como (Como, Omarini, 1898).
  5. Vita di A. Volta (Como, Omarini, 1898).
  6. Il prof. Magrini accompagnò il dono con la lettera seguente, in data 2 giugno 1868, che ricopio dall’originale esistente presso l’Istituto Lombardo.
    Illustrissimo sig. Presidente del Reale Istituto di scienze, lettere ed arti in Milano,
    Interesso la di Lei compiacenza, esimio sig. Presidente, acciò che nella p.ª v.ª adunanza del Corpo Accademico sia data lettura della presente comunicazione.
    È indubitato che le scienze naturali aiutano la letteratura nel suo ufficio di ritrarre le nozioni alle prime loro origini, rendono l’insigne beneficio di far che le parole divengano fedeli interpreti della verità, e spargono semente che fruttifica poesia, dignità di pensieri, potenza di sentimenti e di ragioni.
    Che lo spettacolo della natura disponga i dotti alle impressioni poetiche, ce lo dimostra la bella descrizione della Fata Morgana del Varano, nella delle sue “Visioni„.
    Altra prova della forte impressione che fanno le poetiche descrizioni quando sono prese dal vero, e che non possiamo mai dimenticare, è quella che Virgilio dà della folgore nella Georgica:

    Ipse pater.........
    Fulmina..... quo maxima motu
    Terra tremit; fugere ferae et mortalia corda
    Per gentes humiles stravit pavor: ille flagranti
    Aut Atho, aut Rhodopen, aut alta Ceraunia telo Dejicit.

    Alla pagina 376 della edizione delle opere attribuite ad Orfeo, fatta in Lipsia nel 1764, sono citati alcuni versi sulla Luna. Certo ne è antico, qualunque sia, l’autore; essendo stati quei versi adoperati nei misteri eleusini, e quindi fatti pubblici nel 3° secolo. Questi memorabili versi dicono che la Luna è un’altra terra immensa, chiamata Selene, la quale contiene grandi montagne, numerose città, molti palazzi.... Cotali idee dovevano fare vivissima impressione per la grandiosità del concetto, e perchè esprimevano con colori poetici le più profonde cognizioni filosofiche del tempo d’allora.
    Fra gli uomini preclari che coltivarono le scienze e la poesia (il che forse avvenne più in Italia che altrove) oltre il Mascheroni, abbiamo il Manfredi e lo stesso Galileo. E se io non fossi tanto digiuno della poesia, certo ne saprei additare molti altri.
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