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84 rime varie

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Misera vita strascíno ed errante;
Dov’io non son, quello il miglior terreno
Parmi; e quel ch’io non spiro, aere sereno
8Sol chiamo; e il bene ognor mi caccio innante:[1]
S’anco incontro un piacer semplice e puro,
Un lieto colle, un praticello, un fonte,
11Dolor ne traggo e pensamento oscuro.
Meco non sei: tutte mie angosce conte[2]
Son da quest’una; ed a narrarti il duro
14Mio stato, sol mie lagrime son pronte.

LXXVIII [cxii].[3]

Che fu nel passato, che presentemente sia.

Tempo già fu, ch’io sovra ognun beato
Mi tenni, ed era allor; che tal nomarsi
Può chi se stesso in altri ha ritrovato:[4]
4Ben, cui quaggiú non debbe altro agguagliarsi.
Or ch’io son da mia donna allontanato,
Intero il mondo a me un deserto farsi
Veggio; e non so, quanto in sí fero stato[5]
8Fortuna ria mi vuol, per appagarsi.
Oh, come varie appajono le stesse
Umane cose, in varïar destino,
11A chi ’l suo cor troppo abbandona in esse!
Fin ch’ella,[6] con quel suo dolce divino
Parlar, la debil mia ragion diresse,
14Uom mi credetti: e son, men che bambino.[7]


  1. 8. Il bene ognor mi caccio innante, lo metto in fuga.
  2. 12. Conte, conosciute: ricorda il virgiliano (Eneide, II, 65 seg.):
    .... crimine ab uno
    Disce omnes.
  3. Nel ms.: «Siena, 29 luglio» [1784].
  4. 2-3. Chi ha trovato un cuore che lo comprenda e lo ami.
  5. 6-7. E non so quanto tempo la nemica fortuna vorrà ch’io rimanga in tale stato.
  6. 12. Ella, la Contessa.
  7. 14. Nel sonetto: Sublime specchio, ec.
    Or stimandomi Achille, ed or Tersite.
    Nell’Aut. (IV, 6.°): Io riuniva in me il gigante e il nano.
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