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154 rime varie

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CXLVII.[1]

Tentò ogni genere letterario,

in tutti gli pare di aver fallito.

«Sogno è, ben mero, quanto al mondo piace».[2]
Io, da che spiro, ardentemente anelo
Dietro a quell’aura instabile, che sface
L’oblio talor, ma pria dell’uomo il velo.[3]
5E, coturnato il piè,[4] già corsi audace
Stadi assai, né per farsi argento il pelo,[5]
La divorante fiamma in me si tace,
Ché anzi ella scherne[6] di Prudenza il gelo.
9Or la lira, ora il socco, ora il flagello,[7]
Ed or[8] per anco hammi a tentare astretto
Prose, alto scoglio[9] al nudo mio cervello.
12Tutte abbracciar, del pari a tutte inetto,
L’arti del dir mi fea l’amor del bello;
«Ond’io tornai con le man vuote al petto».[10]


  1. Nel ms: «1 marzo 1790».
  2. 1. Il Petrarca (Rime, I):
    Che quanto piace al mondo è breve sogno.
  3. 3-4. L’aura instabile è la fama,
    fiato
    Di vento, che or vien quinci ed or vien quindi,
    E muta nome perché muta lato;
    e l’A. vuol dire che spesse volte la fama dissipa l’oblio, cioè resiste al tempo, ma che sovente l’uomo la disperde al momento della sua morte.
  4. 5. Coturnato il piè; quale scrittor di tragedie, percorsi lungo cammino.
  5. 6. Né per farsi argento il pelo, né per quanto io invecchi.
  6. 8. Scherne (schernisce) i consigli della gelida Prudenza.
  7. 9. La lira, le molte rime scritte dall’A. dal 1777 in poi: il socco, la commedia: L’Uno, I Pochi, i Troppi, l’Antidoto, La Finestrina, Il divorzio furono composte nel 1800, ma già da molto tempo innanzi aveva tentato questo genere, come può vedersi dall’articolo di Francesco Novati su tale soggetto (in Studi critici e letterari, Torino, 1900); il flagello, la satira; le satire comunemente note dell’A. furono incominciate nel 1786; ma anche a questa prova l’A. erasi addestrato molti anni prima, e già fino dal 1773 in una società torinese di giovani scapati aveva letto un suo lavoro intitolato Le Jugement universel (Vegg. Aut., III, 13° e G. A. Fabris, Studi alfieriani cit., 36 segg.).
  8. 10. Ora; con questo avverbio l’A. intende riferirsi alla parte prosastica del Misogallo e all’Autobiografia, la quale, se fu incominciata a scrivere il 5 aprile 1790, pure il 1° di marzo, giorno nel quale fu composto il surriferito sonetto, poteva essere tutta squadernata dinanzi alla mente del nostro Poeta.
  9. 11. Scoglio, difficoltà, a parer dell’A. insormontabile e pur già felicemente sormontata col libro della Tirannide, col libro Del Principe e delle Lettere, col Panegirico e con La Virtú sconosciuta.
  10. 14. Virgilio (Eneide, IV, 700 seg.):
    Ter conatus ibi collo dare brachia circum
    Ter frusta comprensa manus effugit imago...
    versi imitati da Dante (Purg., II, 80 seg.) nell’episodio di Casella:
    Tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
    E tante mi tornai con esse al petto.
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