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198 | rime varie |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfieri - Rime scelte, Sansoni, 1912.djvu{{padleft:226|3|0]]
Antistrofe I.
Ma, se innalzar vieppiú dolci canore
Suol (com’è fama) al bel Caístro[1] in riva
Le finali sue voci,
Pria che dell’almo suon l’aura abbia priva,[2]
Candido cigno che cantando muore;
6 Cosí, mentre veloci
Del mio canto omai fuggon le ultim’ore
(Pur che là, Febo, il vogli),[3]
Fors’io nell’atto in che il tuo don ti rendo,
L’etrusca lira[4] che tu a me non togli,
11 Forse ch’io pur vieppiú suonante ascendo
Ove non mai per sé[5] giungean mie note,
Mercé il gran nume tuo che il tutto puote.
Epodo I.[6]
Odo un muggito orribile:
Scosso nel delfic’antro il suol traballa:
Già mi si fa visibile
Dalla squarciata in duo sacra cortina
La Sibilla terribile,
6 Fonte del vero a chi costretta avralla.[7]
Alma face divina
Le avvampa in fronte: l’alitante petto
Gonfio trabocca dell’ardente Iddio:[8]
E il suo rabido aspetto
11 E infra frementi labbia il muto urlío
Mi perturba e m’infiamma
- ↑ 2. Il Caistro (Caystrus) è un fiume della Lidia, ora chiamato Chïay.
- ↑ 4. Priva, privata.
- ↑ 8. Vogli è per la rima, ché la forma grammaticale è voglia.
- ↑ 10. Etrusca lira, perché l’A. volle in Toscana purificarsi dell’ibrido linguaggio natio e toscanamente scrivere.
- ↑ 12. Per sé, da sé.
- ↑ Immagina l’A. di ascoltare, intorno all’opera sua di fronte alla posterità, il responso della Pitonessa nel tempio di Delfo: la descrizione della terribile vaticinante è tratta da Virgilio (Eneide, VI, 47 e segg.):
- Ventum erat ad limen, quum Virgo: «Poscere fata
- Tempus, ait: Deus, ecce, Deus». Cui talia fanti
- Ante fores subito non vultus, non color unus,
- Non comptae mansere comae; sed pectus anhelum
- Et rabie fera corda tument, maiorque videri
- Nec mortale sonans, afflata est numine quando
- Iam propriore Dei: «Cessas in vota precesque,
- Tros, ait, Aenea?...».
- ↑ 6. Profetessa di verità a chi sarà riuscita a costringerla.
- ↑ 9. Dell’ardente Iddio, del Nume da cui essa è ispirata.