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390 | saggio |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Algarotti - Opere scelte 1.djvu{{padleft:408|3|0]]dove il verso secondo Ce prince ec. fatto in grazia solamente della rima, non ci fa la figura che di padre compagno, come di somiglianti versi diceva graziosamente Boileau. E che si ha egli da dire di quel lago di parole in cui il La Fontaine ha annacquato un solo tratto di Orazio?
Naturam expellas furca tamen usque recurrit[1]
dice il poeta latino, e il francese parlando del naturale che a una certa età ha già preso la sua piega,
En vain de son train ordinaire
On veut le désaccoutumer:
Quelque chose qu’on puisse faire,
On ne sauroit reformer.
Coups de fourches, mi d’étrivières
Ne lui font changer de manières
Et fussiez vous embattonez,
Jamais vous n’en serez les maîtres.
Qu’on lui ferme la porte au nez,
Il reviendra par le fenêtres[2]
Non altro convien dire, se non che la obbligazione del trovare simili desinenze ha tanto traviato colui, il quale nelle sue favole intendeva di mostrare che delle muse francesi non sono punto nimiche le grazie laconiche.
Γυμνὴν εἶδε Πάρις με, καὶ Ἀγχὶση, καὶ Ἀδώνις,
Τοὺ τρεῖς οἶδα μόνους. Πραξιτέλης δὲ πόθεν;
è un gentilissimo distico dell’Antologia sopra