< Pagina:Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
124 Giovanni Boccacci

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu{{padleft:156|3|0]]

  È di bellezze et di virtute eguali[1],
  Et l’altra un poco di tempo maggiore.
  Ma del vestir di ciascuna ’l colore5
  In habito la mostra diseguali[2];
  Per che mi dice parole cotali,
  Qual udirai apresso, ’l mio signore[3]: —
Questa leggiadra et gaia giovinetta
  Pulzella è veramente; l’altra poi,10
  Di brun vestita, vedova dimora.
  Ma perché amar non possonsi a un’hora,
  L’una convien ti sia donna per noi:
  Tosto dì quale amar più ti dilecta.» —Fonte/commento: editio maior
In ciò da me non so prender consiglio;15
  Però ricorro a te: dimmi qual piglio.


RISPOSTA D’ANTONIO PUCCI.

Tu mi se’ intrato sì forte nel core
  Colle tue dolci rime naturali,
  Che tutti i mie’ disiri temporali
  Son di servirtiFonte/commento: editio maior et non d’altro tenore.
  Bench’io d’ogn’esser[4] sia di te minore,5
  Com’io saprò così ti dirò: — sali, —
  Poiché Amor di sì fatti segnali
  Ti dice: — Piglia qual ti par migliore. —

[5]


  1. È singolare, come più giù (v. 6) diseguali.
  2. Cfr. XXIX, 12, e la n. 2 a p. 72.
  3. Amore.
  4. «Sotto ogni aspetto.»
  5. puramente convenzionale; ma può anche sospettarsi che nella vedova di brun vestita (v. 11) si asconda un riflesso del reale amore del Boccacci per la vedova di cui parla il Corbaccio. In tal caso la tenzone apparterrebbe al 1354.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.