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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Canti (Leopardi - Donati).djvu{{padleft:203|3|0]]pizzico d’autoritá virgiliana. «Postquam res Asiae, Priamique evertere gentem Immeritam visum superis, ceciditque superbum Ilium et omnis humo fumat Neptunia Troia; Diversa exsilia et desertas quaerere terras Auguriis agimur divum»[1]. «Irim de caelo misit Saturnia Iuno Iliacam ad classem, ventosque adspirat eunti»[2]. «Ille intra tecla vocari Imperat, et solio medius consedit avito»[3]. «At non sic Phrygius penetrat Lacedaemona pastor, Ledaeamque Helenam Troianas vexit ad urbes»[4] «Haec ait, et liquidum ambrosiae diffundit odorem, Quo totum nati corpus perduxit»[5]. Reco questi soli esempi dei mille e più che si potrebbero cavare dal solo Virgilio, accuratissimo e compitissimo sopra tutti i poeti del mondo.
- St. II, v. 2. De le trepide larve[6].
- (v. 17)
«Trepitus» è quel che sarebbe «tremolo» o pure «agitato», e «trepidare» latino è come «tremolare» o «dibattersi». E perché la paura fa che l’animale trema e s’agita, però le dette voci spesse volte s’adoperano a significazione della paura: non che dinotino la paura assolutamente né di proprietá loro. E spessissime volte non hanno da far niente con questa passione, e quando s’appagano del senso proprio e quando anche non s’appagano. Ma la Crusca termina il significato di «trepido» in quello di «timoroso». Va errata: e se non credi a me, che non son venuto al mondo fra il Ducento e il Seicento, e non ho messo i lattaiuoli, né fatto a stacciabburatta in quel di Firenze, credi al Rucellai, ch’ebbe l’una e l’altra virtú: «Allor concorron trepide, e ciascuna Si mostra ne le belle armi lucenti. . . e con voce alta e roca Chiaman la gente in lor linguaggio a l’arme»[7]. Questa è la paura dell’api «trepide». E cosí la sentenza come la voce ritrassela il Rucellai da Virgilio[8]: «Tum trepidae inter se coeunt,