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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Canti (Leopardi - Donati).djvu{{padleft:204|3|0]]pennisque coruscant, . . . magnisque vocant clamoribus hostem». Anche il testimonio dell’Ariosto, benché l’Ariosto non fu toscano, potrebb’essere che fosse creduto: «Ne la stagion che la frondosa vesta Vede levarsi e discoprir le membre Trepida pianta fin che nuda resta»[1]. Quanto poi tocca al verbo italiano «trepidare», che la Crusca definisce similmente per «aver paura», «temere», «paventare», venga di nuovo in campo a farla discredere il medesimo Rucellai[2]: «A te bisogna gli animi del vulgo, I trepidanti petti e i moti loro Vedere innanzi al maneggiar de l’armi»; cioè gli ondeggianti, inquieti, fremebondi petti. Anche questo è di Virgilio[3]: «Continuoque animos vulgi et trepidantia bello Corda licet longe praesciscere». Venga fuori eziandio l’Alamanni:[4] «Egli stesso alla fin cruccioso prende La trepidante insegna, e ’n voci piene Di dispetto e d’onor, la porta, e ’n mezzo Dell’inimiche schiere a forza passa»; cioè la barcollante o la tremolante insegna. E forse che ha paura anche «il polso trepidante» dalla febbre amorosa nel testo del Firenzuola?[5].
- St. III, v. I. . . . e la ferrata
- (v. 31) necessitá.
«Ferrata», cioè «ferrea». Nel difendere questa sorta di favellare metterò piú studio che nelle altre, come quella che non è combattuta da’ pedagoghi ma dal cavalier Monti, il quale[6] dall’una parte biasima fra Bartolomeo da San Concordio che in un luogo degli Ammaestramenti dicesse «ferrate» a guisa di «ferree», dall’altra i compilatori del Vocabolario che riportassero il detto luogo dove registrarono gli usi metaforici della voce «ferrato». In quanto al Vocabolario, è certissimo che sbaglia, come poi si dirá. Ma il fatto di quel buono antico mi persuado che, oltre a scusarlo, si possa anche lodare. Primieramente la nostra lingua ha per usanza di mettere i participi, massimamente passivi, in luogo de’ nomi aggettivi (come praticarono i latini), e