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264 | Chi l’ha detto? | [819-822] |
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819. O fortunatos nimium, sua si bona norint Agricolas![1]
dice Virgilio nelle Georgiche (lib. II, v. 458-9); e
820.
Beatus ille, qui procul negotiis,
Ut prisca gens mortalium,
Paterna rura bobus exercet suis,
Solutus omni fœnore![2]
dice Orazio negli Epodi (ode 2, v. 1-4); ma egli parla soltanto dell’agricoltore che coltiva il suo campicello, e forse oggi non chiamerebbe beato l’affamato contadino della Sicilia o della Basilicata.
Il navigatore può con orgoglio vantare la classica sentenza:
821. Πλεῖν ἀνάγκη, ζῇν ἀνάγκη[3]
così rispose Pompeo ai marinai che lo dissuadevano dal salpare per Roma durante una fiera tempesta, mentre egli doveva recare alla metropoli il grano raccolto in Sicilia, in Sardegna e in Affrica (Plutarchus, Vita Pompeii, § 50). Il motto tradotto in latino
Navigare necesse, vivere non necesse
fu il motto delle città anseatiche.
Dei mestieri urbani, non trovo da ricordare che i fornai, e i sarti. I primi sono motteggiati dal popolo inglese con una citazione shakespiriana:
822. The owl was a baker’s daughter.[4]
È Ofelia che dice: They say, the owl was a baker’s daughter; alludendo alla leggenda, tuttora viva nella contea di Glocester, se-
- ↑ 819. O troppo fortunati agricoltori se conoscessero la loro felicità!
- ↑ 820. Beato colui che, lontano dagli affari, come facevano gli antichi mortali, coltiva i campi paterni con i propri buoi, libero da ogni debito.
- ↑ 821. Navigare è necessità, vivere non è necessità.
- ↑ 822. La civetta era figlia di un fornaio.