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574 Chi l'ha detto? [1713-1715]

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§ 74.



Temperanza, moderazione





1713.   In medio stat virtus.[1]

è sentenza scolastica medievale che esprime in forma concettosa la dottrina aristotelica. Aristotele infatti scrisse nell’Ethica Nicomachaea, in princ. del cap. VIII e del lib. II (cito la versione della ediz. Didot, Parisiis, 1883, pag. 22): «Quum sint autem aftectiones tres, duae vitiorum (altera in medii exsuperantia, in defectu modi altera), una virtutis quae medietas est (μᾶς δ᾿ᾲρετῆς τῆς μεσότητος), omnes inter se quodammodo pugnant, et cum extremis item media.» Lo stesso concetto è ripetuto in altri luoghi dell’Ethica, nel capitolo VI (ediz. cit., pag. 19, lin. 40 e pag. 20, lin. 1, 8, 13, 18) e dai Moralia Eudemiorum, lib. II, cap. III e V (ediz. cit., pag. 195, lin. 20 e 197, lin. 20).

In forma più semplice e accessibile alle comuni intelligenze era stata raccomandata da Orazio la moderazione:

1714.   Est modus in rebus: sunt certi denique fines,
Quos ultra citraque nequit consistere rectum.[2]

(Orazio, Satire, lib. I, sat. I, v. 106-107).
Qualcosa di simile era stato detto pure da Plauto:

1715.   Modus omnibus in rebus... optumum’st habitu.[3]

(Pænulus, a. I, sc. 2, v. 29).
mentre Ovidio avvicinandosi al pensiero aristotelico ci ha lasciato l’aureo consiglio di seguire la via di mezzo, come migliore e più sicura:
  1. 1713.   La virtù sta nel mezzo.
  2. 1714.   C’è una misura nelle cose; ci sono determinati confini, e non è retto di oltrepassarli, né di rimanere indietro.
  3. 1715.   In ogni cosa la sua misura, questa è ottima abitudine.
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