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Lettera Nona | 59 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Dieci lettere di Publio Virgilio Marone.djvu{{padleft:66|3|0]]dano fuor che a’ maturi Poeti, e quest’ultima sia ridotta per ordin d’Ovidio a un terzo, com’egli ha fatto dell’originale.
Il Chiabrera ristringasi in un solo volume, e sia piccolo. Nessun Sonetto di lui v’abbia luogo, nessun Poema, e i modi Greci delle Canzoni, che sono a forza italiani, mettansi in libertà.
Alamanni e Rucellai formino la Georgica dell’italiani.
Dell’Adone si spremano quattro o sei Canti, che ragionevoli siano, e castigati. Se tuttavia pecchino di fumosità, s’adacquino con un poco d’Italia liberata del Trissino.
Il Malmantile, e tutte le Poesie composte di riboboli, d’idiotismi Fiorentini, di pure frasi toscane siano date a’ fanciulli, e a gente oziosa da divertirla come si fa con le bolle alzate soffiando nell’acqua intinta di sapone. Che se vogliono un luogo tra Poeti, abbian l’ultimo nella classe de’ Tassi tradotti in Bergamasco, Bolognese, Veneziano ec. che dove intendonsi dan più gusto, che molti Lirici contegnosi non fanno.
La Secchia rapita conservisi eternamente dopo fatteci alcune correzioni.
Il Ditirambo del Redi sia l’unico Ditirambo Italiano. Noi latini ne fummo senza, nè ce ne duole.
Di Poesie, che voi chiamate Bernesche, il men che si può, e tutto ottimo. Facile è nauseare volendo far ridere. Vivano dunque alcuni pochi Sonetti, e Capitoli del Berni, se ne formino alcuni pochissimi di ritagli presi dal Lasca, dal Firenzuola, dal Mauro, e da tutti i loro compagni. La Vita di Mecenate del Caporali, e l’esequie, ma molto accorciate; e non più di Berneschi.
Di Satiriche ancor meno che d’ogni altra cosa fac-