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100 | Delle Frascherie |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Frascherie.djvu{{padleft:100|3|0]]Ma forse, che anch’egli non publicava in quel tempo le Satire, perche Libelli infamatorij non si credessero; e ciò par che accenni in quei versi.
[1]Non recito cuiquam nisi amicis idque coactus.
Non ubivis, coramve quibuslibet.
Comunque fusse, mercè di quel libero Secolo non ne ritrassero mai da’ nominati huomini rincontri di castigamento; onde poteva dirsi di quei tempi, quel che diceva Tacito d’altri.
[2]Rara temporum felicitate, ubi sentire quæ velis, & quæ sentias, dicere licet.
Persio, che non volle avventurarsi a questa aperta franchigia, con l’esempio del precursore Horatio, riformò con poco in sè stesso la licenza del dir Satirico; mentre col nome aperto pochi della sua Età tassò, e molte volte col supposito nome di Tirio, e di Mevio; e benché una volta un impetuoso sdegno lo concitasse a mormorar di Roma, cominciò però, ma non finì, perche dir volendo per forma d’interrogazione. Chi non è ignorante in Roma? Disse.
[3]Romae quis non?
Altri tempi, altre cure son hoggi. L’arte del censurar le colpe in iscritto, che di Satirica hà titolo, è divisa fra la pura Satira, e ’l Libello infamatorio.